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Una campagna elettorale piena d'odio

Una campagna elettorale sotto odio, brutta e intossicata dai veleni non poteva che chiudersi con gesti intimidatori e atti di violenza. Segnali di un’aggressività preoccupante, evidentemente cresce il numero di coloro che di fronte allo stallo politico ritengono di poter passare (magari soltanto lo sognano) all’azione diretta. Va notato che gli atti minatori e un vero e proprio attentato hanno avuto come obiettivo il presidente del Consiglio e la Lega Nord, simboli di un centrodestra che nel linguaggio apocalittico di una certa opposizione vorrebbe stendere sul Paese la cappa opprimente di un nuovo fascismo. A Silvio Berlusconi è stata inviata (ad Arcore) una busta contenente una polvere grigiastra che, per alcune ore, si è tenuto fosse antrace; poi è arrivata un’altra busta con un proiettile. Un plico esplosivo è stato inviato alla Lega Nord, ma è scoppiato in un ufficio delle poste e ha ferito in maniera non grave un impiegato. La rivendicazione dell’attentato è della Federazione anarchica informale, che ha già siglato altri attacchi esplosivi. Qualcuno vorrà minimizzare e dirà che, in fondo, il mittente del falso antrace, subito identificato, aveva già dato segni di squilibrio, al pari del Tartaglia che ha ferito Berlusconi lanciandogli una statuetta in faccia. I bombaroli del Fai non si collocano in nessuna categoria psichiatricamente rilevante, e poi fra tanti soggetti pericolosi si muovono soggetti più lucidi e determinati, i fautori della lotta armata, che possono trarre da questi episodi l’impulso ad imitare, ad agire in modo radicale e violento. È il clima che conta, le parole sono pietre e certi gesti pesano e feriscono anche di più. È comprensibile che il ministro dell’Interno abbia lanciato l’allarme ed è apprezzabile che i presidenti del Senato e della Camera non abbiano sottovalutato quei segnali. La classe politica – tutta, senza diserzioni – deve denunciare la pericolosità della deriva violenta, magari contribuendo a rendere più respirabile l’aria stagnante che grava sull’Italia. Le azioni intollerabili registrate negli ultimi giorni portano acqua al mulino degli astensionisti: la politica, oltre che bassa e incomprensibile, appare anche un’infrequentabile arena dove ci si combatte con tutti i tipi di clava. Non è di tutto questo che ha bisogno la nostra democrazia.  C’è un motivo in più, quindi, perché gli elettori e oggi e domani vadano ad esercitare il loro diritto-dovere: per isolare i facinorosi, gli sfascisti e i terroristi virtuali. Possono essere proprio i cittadini a dare lezioni di stile ai politici, che spesso li rappresentano poco e male. In un momento di crisi globale si fanno più suadenti le sirene dell’antidemocrazia, dell’assenteismo, del disinteresse e del disprezzo ostentati per la cosa pubblica. Ma l’insidia deve essere sventata, magari turandosi le orecchie e partecipando al rassicurante rito delle elezionii. In ballo ci sono questioni amministrative, interessi locali e prospettive di sviluppo di tante zone italiane. Ma questo voto assume anche un valore fortemente politico e istituzionale. Si tratta di scegliere governatori e amministratori locali, ma anche di indicare con chiarezza quale Paese e quale società vogliono. Un’Italia in cui non ci sia spazio per le tentazioni di violenza politica e dove, per usare un’espressione del presidente Giorgio Napolitano, non si avvertano le urla e i clamori di una “bolgia”. Il boccino torna ai cittadini e siano pochi quelli che si sottraggono alla partita.

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