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La formazione professionale in Sicilia e il miraggio di un lavoro

La formazione professionale in Sicilia è stata fino ad oggi una sorta di macchina da guerra messa in piedi, però, con il falso bersaglio di incrementare l'offerta di lavoro. Esiste infatti una frattura evidente tra la idoneità del «sistema» a formare i lavoratori potenziali, e la domanda di personale qualificato che arriva dal mercato del lavoro. A scanso di equivoci, qui non si tratta di individuare puntualmente i profili professionali richiesti (cosa che peraltro non accade con frequenza), ma piuttosto di fornire ai partecipanti ai corsi un bagaglio adeguato di formazione teorico-pratica. Ed invece si allettano ogni anno 40 mila giovani siciliani con il miraggio di un improbabile lavoro. Mentre va detto senza infingimenti che i datori di lavoro siciliani danno un valore molto, molto residuale ad un attestato di formazione rilasciato dal sistema pubblico. Serve cioè la piena consapevolezza che resta una sola strada: utilizzare le risorse per finanziare la formazione in strettissimo raccordo con imprese e botteghe.
Un piccolo artigiano, un ipermercato, un gabinetto dentistico, piuttosto che una linea di montaggio o uno studio professionale, rappresentano l'unica fonte in grado di fornire il profilo necessario per una preparazione reale all'impiego delle risorse umane. Ma se permangono, non ancora risolti, antichi vizi della formazione in Sicilia, tuttavia, va detto con schiettezza, emergono anche «nuove virtù». È sicuramente un dato nuovo e confortante quello di avere impresso una decisa sterzata ai controlli. Entrare infatti nel merito dei centri di formazione, innestare verifiche puntuali sugli esiti delle attività di formazione, introdurre il rispetto rigoroso del principio di territorialità, rendere obbligatori i documenti di regolarità contributiva, istituire i revisori dei conti di nomina assessoriale, sono fatti da salutare positivamente. Così come ha il valore della novità la riduzione dei corsi per parrucchieri, estetisti ed operatori informatici e l'incremento di quelli per l'ambiente, l'energia, il turismo ed i beni culturali. La sfida oggi si gioca sui saperi. Guai se passasse il messaggio che la formazione non è utile per il territorio. È vero proprio il contrario. Ma queste novità sono solo annunciate. Speriamo diventino concrete nella gestione. Con la Formazione sinora abbiamo distrutto risorse in modo indecente. Non si può continuare così.

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