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L'Italia e i "nemici" del nucleare

Che cosa diranno ora i nostri ambientalisti radicali (o fondamentalisti) antinucleari dopo il discorso di Barack Obama? La lobby delle associazioni, che ha stretti collegamenti all'interno dei partiti, è già in movimento,in cerca di nuovi argomenti per bloccare il programma nucleare di governo e portato avanti con coerenza dal ministro Gianni Scajola.  Ora hanno creato scompiglio le decisioni del presidente americano Barack Obama, che ha annunciato l'investimento di 8 miliardi di dollari per costruire due nuove centrali in Georgia.  Ma questo,ha sottolineato Obama, è solo l'inizio,perché le risorse a questi fini saranno triplicate "per difendere il cambiamento climatico e ridurre anche la dipendenza da petrolio proveniente da altri paesi". Dopo trent'anni di stop gli Usa rilanciano,con buona pace degli antinucleari che per anni ci hanno ammannito la lezione che "se si fermano gli Usa anche noi ci dobbiamo fermare", dimenticando che negli Stati Uniti esistono ben 104 reattori nucleari (sui 436 in tutto il mondo), che non hanno mai dato problemi rilevanti di sicurezza, nonostante la loro vetustà. Ne siamo certi, gli ambientalisti storici non demorderanno (devono difendere quell'infausto referendum di vent'anni fa, che portò allo smantellamento delle nostre piccole centrali,seguito a Cernobyl) e quei verdi ideologici,che ora cercano di mettere insieme "rossi" e "neri", in nome della difesa climatica. A questa confusione partecipa ora anche la maggior parte dei candidati di centro destra alle presidenze di regioni importanti (Formigoni,Polverini ,Palese,Caldoro),che sembrano contagiati dall'effetto Nimby, che si dichiarano contrari alla costruzione di centrali, ma non in nome degli alti costi,dei tempi lunghi,del problema dello smaltimento delle scorie,ma semplicemente perché "al Lazio non serve l'energia nucleare", "la Lombardia è autosufficiente", "in Puglia è meglio costruirle altrove" e così via. A questi candidati si sono da tempo allineati i presidenti della Sardegna(Ugo Cappellacci) e della Sicilia (Raffaele Lombardo). Lo stesso ragionamento ha fatto il candidato governatore veneto Luca Zaia, che fa parte del governo (in contrasto con l'ex presidente Galan, che è di parere opposto).Giustamente il ministro Scajola ha replicato duramente: "Stanno sbagliando, penso che un politico, a tutti i livelli,abbia il dovere di dire la verità". Quel che appare grave, in questo scenario, non è solo l'estrema confusione tra centro destra e centro sinistra, nel tentativo di conquistare voti, sfruttando ancora la paura della gente, ma fa riflettere su quali conseguenze potrebbe portare un federalismo troppo radicale. E lo si vede già oggi, visto che ormai tutti parlano esclusivamente per conto della propria regione, senza tenere conto di quel paese Italia in cui tutti ci riconosciamo, buttando a mare solidarietà,unità e "interessi economici e culturali comuni", di cui continua a parlare (inascoltato) il presidente della Repubblica, Napolitano.

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