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I giovani nel futuro dell’agricoltura

Qualcosa si sta muovendo in un settore antico come quello dell’agricoltura da sempre legato alle tradizioni storico-culturali del Paese. Grazie agli incentivi e alle agevolazioni dell’Unione Europea, si stima che saranno oltre 50 mila i giovani che nei prossimi anni avvieranno una nuova attività agricola puntando soprattutto su innovazione tecnologica e biotecnologie.
Dato confortante se si considera che, secondo l’Istat, il 94% dei titolari di aziende agricole non ha un successore. Attualmente solo nel 4,1% delle oltre 2 milioni di aziende agricole presenti nel Paese la conduzione è affidata a giovani sotto i 35 anni. Un altro aspetto positivo è che un quarto della manodopera impegnata è femminile.
Inoltre nel settore agricoli vi lavorano dei giovani che il 70% sono diplomati e il per 35% sono laureati. Un drappello molto qualificato che si occupa non solo di derrate alimentari, ma anche di nuove attività nel campo dei beni paesaggistici, ambientali e di tutela dell’habitat.
Nulla di nuovo, invece, nel quadro infortunistico che riflette fedelmente la situazione attuale del settore, sia per quanto riguarda l’andamento del fenomeno in continuo ridimensionamento, in linea con il calo degli occupati, e sia per quel che riguarda la composizione anagrafica dei lavoratori. In merito al calo degli occupati bisogna dire che molti agricoltori si sono fatti vincere dal pessimismo di abbandonare questo comparto a causa di un governo poco addentrato sulle questioni.
Anche se con la riforma della politica agricola comune, l’importanza del ruolo dello sviluppo rurale nell’aiutare le zone rurali a far fronte alle sfide economiche e socio-ambientali del XXI secolo è aumentata considerevolmente.
Purtroppo la politica di sviluppo rurale 2007-2013 incentrata su tre settori di attività corrispondenti ai tre assi tematici tracciati dal nuovo regolamento sullo sviluppo rurale quali il miglioramento della competitività dei settori agricolo e forestale; il miglioramento dell'ambiente e del paesaggio rurale e il miglioramento della qualità di vita e diversificazione dell’economia rurale non ha prodotto fino ad ora il risultati sperati.
Speriamo che il governo Berlusconi e soprattutto il ministro delle Politiche agricole Zaia possano rendersi conto che il nuovo periodo di programmazione varato dall’ Unione Europea rappresenta un’opportunità unica per rifocalizzare il sostegno erogato dal nuovo fondo per lo sviluppo rurale allo scopo di favorire la crescita, l’occupazione e la sostenibilità di un settore che malgrado la crisi continua ad essere l’elemento trainante dell’economia nazionale.
Mariano Bonaccorso, Burgio (Ag)

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