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La Sicilia diventi una risorsa per l’Italia

Governare in tempi di crisi non è semplice ma può essere una opportunità per creare quelle riforme necessarie affinché si possano realizzare quelle condizioni per un vero sviluppo e una occupazione stabile. E per farlo occorre che vi sia la ferma determinazione di voler compiere quel cambiamento di mentalità, non solo a livello locale ma anche nazionale, che la Sicilia non rappresenti una regione da dove poter solo attingere ma diventi una importante risorsa del Paese. Oggi difatti abbiamo la possibilità di lavorare per scrollarci di dosso, dopo oltre mezzo secolo, quel marchio che ci identifica come una regione «assistita», che è sfociata poi inevitabilmente in quel sistema clientelare che ha generato le tante storture sia nel settore pubblico che privato.
E così i tanti boom economici, figli soprattutto dei grandi investimenti pubblici, da noi sono stati vissuti solo in maniera marginale perché la volontà è stata quella che la Sicilia non doveva crescere ma doveva rimanere in quel limbo del «bisogno» che faceva comodo a tutti. La nostra sfida sta proprio in questo: battersi a Roma come a Palermo per «fondare» una nuova Sicilia. Una regione, dalle tante potenzialità mai espresse, che possa diventare un punto di riferimento e di attrazione di investimenti di tutto il bacino del mediterraneo. E per farlo sono necessarie riforme profonde, che partano dal settore pubblico, che ci permettano in breve tempo di non dipendere più dagli altri ma che ci consentano di contare su noi stessi. E le capacità non ci mancano.
Questo periodo di crisi globale, di cui non si intravede ancora la fine come è stato attestato anche da fonti europee nei giorni scorsi, deve darci la forza per effettuare quel cambiamento radicale che la Sicilia aspetta da tempo. Anche se sappiamo bene che ogni cambiamento comporta sconvolgimenti dell'esistente che sfociano poi in boicottaggi per non perdere quelle rendite di posizione a cui non si vuole rinunciare. Ma le riforme che vogliamo compiere, non solo nel settore pubblico per razionalizzare la spesa, tagliare gli sprechi e fornire effettivamente dei servizi ai cittadini, vogliono essere indirizzate per far compiere alla nostra regione quel salto che non ha mai compiuto. Nessuno però pensi che non sappiamo bene quale è il tessuto socio-economico della nostra regione, come è nato e su cosa si basa, e quindi il nostro sforzo, soprattutto in questo momento di crisi, è indirizzato sia al sostegno delle nostre imprese ed alla difesa dei nostri prodotti, sia a voler modificare quello strano rapporto pubblico-privato che ha creato nell'isola più disastri che realtà solide.
Il sostegno pubblico deve servire per costruire e non deve essere invece visto, come è stato sino ad ora, solo come una fonte di sostentamento o di lucro. Se tale mentalità non cambia difficilmente la Sicilia potrà diventare protagonista, ma continuerà a rimanere una terra bellissima ma sempre marginalizzata. Questa è la battaglia che conduciamo assieme a Gianfranco Miccichè e al presidente Lombardo per la Sicilia e che in molti, forse non comprendendola, la scambiano come fonte di scontro per il potere. Questo è quello che vogliamo per la nostra terra e questo è il lavoro che vogliamo fare che ha come unico scopo «la Sicilia prima di tutto».
* vicepresidente della Regione e assessore all’Economia

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