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Internet e il nuovo modo di informare

Sul futuro del giornalismo si discute molto da un po' di tempo. Si continua a ripetere che i giornali cartacei hanno gli anni contati, che la pubblicità scarseggia e che l'emorragia delle copie vendute sembra inarrestabile.
E tutto questo per colpa non solo dei media storici (tv e radio), ma soprattutto nei new media, a cominciare da Internet. Si può allora affermare che i giornali si avviano verso un triste declino? Che i giornali italiani, almeno per il momento, non subiscono cataclismi solo perché possono godere dei sostegni pubblici, a differenza di quelli americani, dove la morìa di testate è continua (città Usa importanti sono ormai orfane dei loro quotidiani storici)?
Come sempre, la verità è meno schematica di quanto molti commentatori, più o meno interessati, cercano di proporci. Non c'è alcun dubbio che da qualche anno sta profondamente cambiando il modo di "fare informazione", a cominciare dallo stesso linguaggio. Il giornalista ora si deve misurare con nuove realtà informatiche (la web tv,la web radio e le trasmissioni di contenuti in web cast, che utilizzano tecnologie innovative, come la streaming) e con il mondo di Internet,prima inesistente.
È evidente che i siti on line tenderanno a diventare,con gli anni,prevalenti: sono aggiornabili di ora in ora e si possono consultare anche col telefonino. Insomma si sta configurando una vera e propria rivoluzione informatica che non ha paragoni,rispetto al passato. (Del resto qualcosa del genere si sta prospettando nel mondo dell'editoria con gli e-book, dove la vendita dei libri elettronici fa prevedere un boom di grandi proporzioni, almeno così dicono Amazon,con Kindle, e grandi multinazionali come Toshiba, Hewlett, Packard, Microsoft).
I segnali che percepiamo da qualche tempo ( ad esempio,col sito Twitter) ci portano alla convinzione che ormai non è più il cittadino che corre verso la notizia,ma viceversa.Non a caso soprattutto i regimi totalitari sono sempre più preoccupati. Gli esempi sono numerosi,ma ricordiamo solo quelli della Cina (che ha vietato a You Tube una informazione libera) e dell'Iran,dove nonostante la repressione del regime degli ayatollah, i dissidenti si informano dai siti dell'opposizione.
Ma le notizie online vengono sempre verificate,sono corrette ,così come avviene in genere nella carta stampata? Questo è un interrogativo di fondo, sull'informazione Internet,che non è sempre credibile. Una recente indagine dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia,condotta da Astra Ricerche,ha accertato che la rete è considerata la più importante fonte di notizie (82%), seguita dalla tv (63%),dal cellulare (48%), dalla radio(48%) e dai quotidiani (36%). Ma il dato più sorprendente ( e forse anche confortante) è che due italiani su tre (63%) considerano le informazioni online "inaffidabili"(29%) e "dubbie" (34%). Solo per il 37% le web news risultano credibili.
Questo significa che forse è necessario una sorta di marchio di garanzia sui contenuti web; una sorta di "bollino di qualità" che possa certificare la veridicità di chi fa informazione.
S'impone,cioè, una riforma del settore e credo che in futuro anche i siti di informazione non possono continuare ad essere completamente gratuiti. Se la carta stampata costa anche i giornali online,fatti da giornalisti,costano. E chi pagherà l'informazione "verificata"? Non è un caso che lo stesso Murdoch stia pensando a una sorta di ticket, anche minimo,per l'accesso ai giornali online. La discussione è aperta.
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