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Lasciare Palermo? Meglio cambiarla cambiando tutti

Non riesco più a tollerare questa città. L'ho sempre difesa, con tutte le sue contraddizioni. Eppure ora mi soffoca. Sarò cambiato? Nei miei anni giovanili quando sentivo dire ai miei suoceri  continentali che Palermo era città invivibile, provavo un certo fastidio  perché non accettavo  quei giudizi negativi: mi sembravano  eccessivi, forzati (leghisti ante litteram).
Eppure adesso... Adesso riconosco, a malincuore, di concordare con loro. Cosa sarà successo? Palermo che a loro non andava  bene e a me sì, ora non va più bene nemmeno a me? Cambiato, io? La spazzatura ovunque, per non parlare degli escrementi di cani sui marciapiedi che, per camminare evitandoli, si è costretti a fare lo slalom; bottiglie, vetri, suppellettili vari (vedi allegato) e spazzatura giacciono in attesa di non si sa chi.
Abito in un vicolo adiacente ad un grande parco. Zona gradevolissima, spazzatura ovunque. Ma, ovviamente, nessuno interviene. Va bene così. Gli automobilisti sono sempre più aggressivi, violenti. Il rumore ovunque, regna sovrano. Non c'è via di fuga, non c'è tempo, non c'è spazio. Eppure siamo qui. Convinti che non ci siano altri modi di vivere. Altre possibilità. Sono diventato intollerante? No, non voglio. Ma sento ogni giorno di più di non appartenere a questo tipo di società. Al rumore e al caos come unica medicina. A gente che accetta rassegnata di trascorrere ore della propria vita nel traffico, di aggredire e di essere aggredita. Di camminare tra spazzatura e cemento.
"Facciamolo un gesto di civiltà": chiudiamo per lutto questa città, questo paese. Chiudiamo per sempre. Aboliamolo, con tutta la sua classe politica ed economica. Con le sue ributtanti, ipocrite, finte regole, i suoi perbenismi, la sua mediocrità e la sua passività.
Ricominciamo da zero. Dalla sfavillante musica generata dal silenzio. Da un incontro tra persone intorno a un fuoco, un bosco, una spiaggia, un paese, persino la piazza di una città. Una città pulita, efficiente, con dei mezzi pubblici reali, con poco traffico, con poca aggressività, con poca televisione...
"Facciamolo un gesto di civiltà"... Facciamolo.
Franco M. Romano, Palermo




Non possiamo che capire il suo sfogo. Viaggiando con il nostro camper, nei luoghi che i lettori segnalano, troviamo, di giorno in giorno, di tutto. Tombini che scoppiano. Fiumi di liquido che scorrono dalle fogne. Autobus sporchi e in ritardo. Varchi destinati ai disabili abusivamente occupati. Discariche sempre più ricche di frigoriferi e salotti in disuso. Di eternit e copertoni. E poi rifiuti, rifiuti ovunque, cassonetti inceneriti dal fumo… È cambiato Lei? È cambiata Palermo? Domanda facile, risposta difficile. Forse impossibile.
Qualcosa è cambiato in meglio. C’è meno mafia. La criminalità organizzata è già ad una sconfitta storica. È cominciata pure una ribellione contro il pizzo. Si è invece ad una debacle dei servizi pubblici. Non funzionano. Perché sono entrati in crisi i meccanismi indecenti che hanno dominato l’ultimo quarto di secolo. Una politica del lavoro perversa. Migliaia di persone assunte per produrre consenso clientelare. Le esigenze della politica al centro di tutto. Quelle del contribuente in secondo o terzo ordine. Il disastro di oggi è conseguenza degli errori di ieri. Il che non assolve chi governa oggi. I primi hanno riempito il Comune di dipendenti precari. I secondi li hanno stabilizzati essendo a corto di risorse.
Ora, signor Romano, possiamo solo dire questo. Si può decidere di andare via. Molti lo fanno. Pensi che, secondo l’Istat, nel solo 2006 più di 36 mila siciliani  hanno lasciato l’Isola (e per Palermo faccia un po’ i conti in quota). Ma se si resta, devono cambiare i rapporti tra cittadini e Pubblica amministrazione. Dobbiamo controllare di più chi governa. Non si possono accettare sprechi e spese inutili. Dobbiamo essere concreti nelle denunce. E pure modificare i rapporti  tra comportamenti privati e gestione pubblica. Per esempio, se parliamo di immondizia (e come non parlarne), rispettare di più gli orari per conferire i rifiuti ai cassonetti. Denunciare, se li vediamo, scaricatori abusivi nelle discariche. Pretendere tempi stretti per la raccolta differenziata e accettarne gli oneri. Rispettare il verde e le coste. Punire il malgoverno e premiare il buongoverno usando l’arma del voto. È cambiato Lei? È cambiata Palermo? Lasciamo stare. Meglio chiedersi come dobbiamo cambiare tutti per far cambiare Palermo. Una città che, malgrado tutto, lo capiamo dal suo sfogo, Lei ama quanto noi.

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