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L’intervista. Arcovito: “Edilizia siciliana in ginocchio”

Il presidente regionale dell’Ance: “Occupazione in calo, da cambiare anche la legge sugli appalti”

Palermo. “L’edilizia siciliana è in ginocchio e se nel 2009 si è registrato un calo dell'occupazione del 20% nel 2010 le prospettive sono peggiori”. Salvatore Arcovito, presidente regionale dell'Ance, l'associazione dei costruttori edili, vede nuvole nere all'orizzonte a meno che il nuovo governo non prenda in mano la situazione senza ulteriori tentennamenti.
Come giudica la nascita del Lombardo ter?
“Non entro nel merito delle questioni politiche. Qualunque soluzione che garantisca stabilità per noi va bene. Devo dire comunque che da questo governo è arrivato qualche segnale di innovazione, per esempio la riforma della sanità. Spero che anche in altri settori si vada avanti con il cambiamento”.
Quali sono i provvedimenti più urgenti?
“Per l'edilizia comincerei da una modifica della norma sull'aggiudicazione degli appalti e mi riferisco al problema dei ribassi costanti e dei sorteggi. Anche l'Ue ha criticato l'eccessivo ricorso ai sorteggi in Sicilia. Il sistema in generale è buono ma non si può ricorrere sempre al sorteggio bisogna modificare questo meccanismo. Avevamo già cominciato a lavorare per le modifiche con l'assessore Beninati speriamo di riprendere presto anche con il nuovo assessore”.
Quali misure per uscire dalla crisi?
“È importante che i fondi Fas non siano destinati solo alle grandi opere perché questo escluderebbe le nostre imprese, che sono nella maggior parte dei casi, pmi. Bisogna quindi pensare a una serie di opere che non superino il milione di euro per dare una chance di crescita al nostro territorio. Il settore è in ginocchio, da due anni si registra il collasso degli appalti e la perdita di occupazione. Se non si interviene immediatamente il 2010 potrebbe riservare sorprese ancora più brutte. Per risollevare le imprese è necessario anche che la pubblica amministrazione saldi i debiti e questo sarebbe ossigeno per le nostre pmi. E poi il piano casa, non è la panacea, ma servirebbe a stimolare la domanda e a valorizzare il patrimonio edilizio già esistente. Siamo una delle ultime regione in Italia a non avere approvato la legge”.
Su cosa concentrerebbe la spesa dei fondi Ue?
“L'infrastrutturazione della nostra regione è un must. Lo è ancora di più in un momento di crisi, non a caso Obama ha avviato un piano di infrastrutturazione per rimettere in moto l'economia americana e in Sicilia non mancherebbero le cose da fare. La pubblica amministrazione dovrebbe favorire la progettualità per impiegare le risorse europee facilitando le procedure e non come succede ora che è quasi un'odissea potere accedere ai finanziamenti”.
Cosa fare per evitare che finiscano in mani sbagliate?
“Regole chiare e trasparenti. Non sono d'accordo con chi pensa a un maggiore coinvolgimento delle forze dell'ordine, hanno già il loro bel da fare ed è tra i compiti della Guardia di Finanza vigilare. Serve un'assunzione di responsabilità anche da parte della politica. Comunque da tempo noi spingiamo per l'istituzione dell'albo delle imprese presso le prefetture”.
Quanta responsabilità ha lo Stato per il sottosviluppo della Sicilia?
“Ha le sue colpe. Per esempio scegliendo di concentrare risorse e infrastrutture nel Nord. Ma i siciliani devono fare un mea culpa: si sono formati centri di potere che si sono incrostati e a cui tutti abbiamo partecipato”.

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