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Direzione Pd, minoranza contro Renzi: sì a Gentiloni ma cambiare rotta

Renzi durante la direzione del Pd

ROMA. Alla fine c'è: Matteo Renzi è presente al tavolo della direzione del Pd. In abiti casual Dismessi giacca e cravatta, il leader dem indossa un maglione blu.

La relazione di apertura della direzione è affidata al vicesegretario Lorenzo Guerini che ha guidato la delegazione Pd al Quirinale: «Il Pd non ha paura del voto: lo abbiamo detto in più riprese e lo ribadiamo anche oggi», dice Guerini.

«Ringraziamo Matteo Renzi per il lavoro svolto e soprattutto per la coerenza che ha mostrato nelle parole pronunciate davanti al Paese, fatto inusuale nella politica italiana», aggiunge il vicesegretario.

La prima parte della direzione, entro le 14, discuterà del nascente governo Gentiloni, prima che i capigruppo Pd siano ricevuti dal premier incaricato per le consultazioni, come fa sapere il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini. «Poi ci sarà spazio per continuare il dibattito sugli altri temi e sul risultato referendario - aggiunge Orfini - anche se è già convocata l'assemblea nazionale e nei prossimi giorni convocheremo una direzione per affrontare in modo più puntuale e completo il resto delle questioni».

Intanto, presentando in direzione un documento per mettere a verbale la richiesta di «discontinuità» nell'azione di governo, gli esponenti della minoranza, che fa capo a Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, annunciano il sì alla fiducia al governo Gentiloni per «senso di responsabilità verso il Paese e il presidente Mattarella», ma con la richiesta di un cambiamento tangibile sulle politiche del governo.

«Il Pd non può che essere tutto responsabile, con i suoi 400 parlamentari. Il Paese prima di tutto è e resta la nostra linea. Ma non si può eludere il messaggio di fondo del 4 dicembre, che chiede una fortissima discontinuità», dice Roberto Speranza, deputato che guida l'area di minoranza Pd Sinistra riformista, intervenendo alla direzione del partito.

«Il nuovo governo deve sostenere rispettosamente il lavoro parlamentare per una nuova legge elettorale, senza mai più pensare al ricorso alla fiducia», aggiunge Speranza. «E serve una svolta sul sociale».

«La realtà è sempre più forte della comunicazione - prosegue - e 33 milioni di italiani hanno mandato un messaggio che così non va proprio, bisogna cambiare con umiltà, cambiare rotta radicalmente. Così la sinistra non ha senso e noi non siamo più noi stessi ed il Pd è destinato a morire». Invita a «vedere la rabbia, il disagio, l'inquietudine nella società» e a smettere di «mettere la testa sotto la sabbia. Abbiamo perso in questi anni una parte del nostro popolo, che ha preso un'altra via - dice ancora Speranza -. Nel Pd c'è stato chi ha scelto di rappresentarli. Ora non bisogna chiudersi in se stessi, non pensare che la coalizione del referendum possa essere un nuovo soggetto politico, non votarsi al suicidio. E provare a convincere almeno una parte di chi ha votato No».

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