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Tensioni sul reddito di cittadinanza, la Lega punta a mini-tassa 'Vieni in Italia'

Finti divorzi, mancato rispetto degli obblighi, perfino debiti con i Comuni per le tasse locali che potrebbero ridurre del 10% il beneficio di chi entra nel programma del reddito di cittadinanza. Si moltiplicano i paletti che la Lega chiede di aggiungere alla misura di bandiera del Movimento 5 Stelle, per evitare che venga percepita come mera misura assistenziale aumentando i mal di pancia soprattutto degli elettori del Nord.

Se il braccio di ferro era rimasta sotto traccia in queste settimane, con il governo gialloverde alle prese con ben altri problemi, dalla Tav all’autonomia, ora che il decretone sta per entrare nel vivo in Parlamento la tensione rischia di salire alle stelle. Perché se è vero che in casa leghista oramai il sussidio in sé è stato digerito, è altrettanto vero che non si vuole cedere su alcune «migliorie» che consentano di tenere lo strumento il più possibile sotto controllo, ed evitare abusi.

I senatori sanno che le proposte più dirompenti non possono passare. Quindi alcuni emendamenti già si dà per scontato che siano destinati a morire, dal rinnovo una sola volta ai limiti ancora più stringenti per l’accesso degli stranieri. Ma sulle norme 'anti-furbetti', almeno per ora, la Lega appare irremovibile. I margini di intervento effettivi si vedranno nei prossimi giorni. Al momento, anche per la mancanza della sintesi politica, l’esame in commissione Lavoro procede a rilento e a votare si inizierà, se va bene, solo all’inizio della prossima settimana.

A quel punto si capirà il destino anche di alcune proposte estranee al provvedimento, come quella, sempre del Carroccio, che riscrive gli incentivi per fare venire i lavoratori in Italia, introdotti nel 2015 dal governo Renzi-Padoan a fianco degli sconti per il rientro dei cervelli. La norma 'vieni in Italia' sarebbe molto più generosa dell’attuale sistema, con maxisconti sulle tasse fino al 90% (per 5 o 10 anni) che favorirebbero chi sceglie il Belpaese per trasferirsi con tutta la famiglia o per comprare casa, e in particolare chi sposta la residenza nel Mezzogiorno.

Una attenzione, quest’ultima, che potrebbe mitigare un altro dei fronti aperti con la presentazione degli emendamenti: la richiesta leghista dello stop al doppio bonus per chi assume percettori del reddito al Sud proprio non è andata giù al Movimento, che subito ne ha chiesto il ritiro all’alleato. Ma, si spiega nelle file della Lega, non si è capita la ratio che punterebbe ad ampliare la platea dei lavoratori stabili nel Mezzogiorno, tenendo slegati i due incentivi (il bonus Sud e lo sconto legato al reddito) per raddoppiare le assunzioni.

Una tregua intanto si registra con le Regioni, in fibrillazione per l’invasione di campo dei 'navigator' assunti (precari) all’Anpal: l’obiettivo, ha spiegato la coordinatrice degli assessori regionali al Lavoro Cristina Grieco, è quello di arrivare a un testo condiviso, che possa portare a una intesa Stato-Regioni da tradurre poi in emendamenti al decretone.

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