Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Vaccino contro Epatite B protegge anche da tumore al fegato

Il vaccino contro l'epatite B, oggi incluso nell'esavalente obbligatorio per i nuovi nati, previene non solo la malattia infettiva ma anche il tumore del fegato, ovvero una delle conseguenze più frequenti dell'epatite cronica.
    E, proprio grazie alla vaccinazione, i casi di contagio da virus HBV si sono ridotti drasticamente, negli ultimi 40 anni, soprattutto tra i giovanissimi. A fare il punto, Rocco Russo, coordinatore del Tavolo Tecnico Vaccinazioni della Società Italiana di Pediatria (Sip).
    Il contagio avviene attraverso trasfusione di sangue, rapporti sessuali non protetti, punture o tagli con strumenti infetti o da madre a figlio. Il virus resiste sulle superfici ambientali per almeno 7 giorni e questo rende la trasmissione possibile anche attraverso strumenti contaminati, come quelli utilizzati in condizioni igienicamente non adeguate per fare piercing o tatuaggi. Spesso non da' sintomi, ma nel 20% di casi può progredire in cirrosi epatica, ovvero l'epatite cronica, e a sua volta questa condizione favorisce lo sviluppo del cancro del fegato. Per questo vaccinare è importante. "Chi si vaccina contro l'epatite B - spiega Russo - è protetto indirettamente anche da complicanze dell'infezione, come la cirrosi, ma anche dall'epatocarcinoma che può derivarne. D'altro canto il vaccino può provocare solo banali reazioni, come febbre o arrossamento sul sito di inoculazione, ovvero rischi estremamente inferiori rispetto a quelli che possono derivare dall'infezione". La vaccinazione è stata introdotta nel 1980 inizialmente per alcune categorie, come i tossicodipendenti, operatori sanitari e persone con rapporti sessuali a rischio, mentre nel 1991 è stata resa obbligatoria e universale per i nuovi nati e i dodicenni.
    Si è così passati dai circa 14 casi l'anno ogni 100.000 abitanti dei primi anni 80 ai valori attuali di 0,6 ogni 100.000 abitanti. Questo ha fatto sì che in Italia, secondo dati del sistema di sorveglianza dell'Istituto Superiore di Sanità (Seieva), nel 2017 in Italia vi fossero solo 227 casi di epatite B, con un'incidenza dimezzata rispetto al 2009. Inoltre la prevalenza oggi è concentrata in persone tra 35 anni e 54 anni, "cosa importante perché quando si viene contagiati da bambini la malattia ha più probabilità di diventare cronica", precisa Russo. Numeri, conclude, "che hanno reso la strategia vaccinale italiana vincente e imitata in Europa, poiché ha ridotto drasticamente l'impatto della malattia e delle infezioni".
    
   

Caricamento commenti

Commenta la notizia