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Manovra, la Camera riprende l'esame: oggi il voto finale

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria (S) con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti (C), nell'Aula della Camera durante l'esame della Manovra

L’Aula della Camera riprende l’esame della Manovra economica, su cui oggi si giungerà al voto finale. Restano ancora da esaminare tutti i 244 ordini del giorno relativi al testo, dopodichè si passerà alle dichiarazioni di voto finali.

Ieri la Camera, in terza lettura, ha dato l'ok alla fiducia al governo sulla manovra economica. I sì sono stati 327, contrari 228 e un astenuto.  L'aula della Camera, dopo aver terminato le votazioni sulla seconda parte della manovra (cioè le tabelle alla legge di Bilancio), è passata all'esame degli ordini del giorno.

Si tratta di oltre 200 voti che, vista la «tagliola» della seduta notturna che termina per regolamento a mezzanotte, continuerà domani a partire dalle 9. L’ok definitivo alla manovra, con il voto finale, è atteso per il pomeriggio di domani.

Dopo l'ok alla Camera, il testo passerà al Colle. La manovra arriverà al Quirinale in zona Cesarini e, senza la firma del presidente della Repubblica, dal primo gennaio partirebbe l’esercizio provvisorio. Il che, spiegano fonti parlamentari, è impensabile che accada. Certamente non a causa del Quirinale.

Sergio Mattarella avrebbe voluto un percorso più veloce e lineare dell’iter del provvedimento ma in questa fase non sarà certamente il capo dello Stato a produrre ulteriori tensioni ritardando l’entrata in vigore della legge di Bilancio.

Nonostante le festività le antenne rimangono puntate su borse e spread ben sapendo che i mercati con l’anno nuovo si concentreranno sulla qualità della finanziaria del governo Lega-M5s. Difficile pensare che Mattarella dopo essersi tanto speso per far ripartire il dialogo con Bruxelles per evitare l'infrazione modifichi oggi una linea di produttiva prudenza. Sembra quindi improbabile anche che possa scegliere di accompagnare la firma alla manovra con una lettera di accompagnamento (in sostanza un richiamo alla centralità del Parlamento) indirizzata al governo. E’ l’ora di scivolare verso il 2019 senza ulteriori scosse.

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