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Ululati a Koulibaly, Ancelotti: "Chiesta 3 volte la sospensione. Ci fermeremo autonomamente"

Kalidou Koulibaly

Ancora un capitolo amaro nella vicenda dei cori contro Napoli e i napoletani, cori discriminatori e razzisti: Carlo Ancelotti lo dice chiaramente, la prossima volta lascerà il campo di gioco insieme alla sua squadra. Tolleranza zero da parte dell’allenatore partenopeo che già aveva più volte condannato il comportamento vergognoso degli ultrà.

A finire nel mirino anche il difensore azzurro Kalidou Koulibaly, al quale erano indirizzati gli ululati razzisti della
tifoseria dell’Inter a San Siro. Per ben due volte lo speaker ha richiamato i tifosi ricordando che il rischio in queste
circostanze è quello di sospendere la partita.

Probabilmente il difensore si è fatto prendere dal nervosismo tanto da reagire fino a farsi espellere per doppia ammonizione dopo un applauso verso l’arbitro Mazzoleni. Una circostanza che conferma anche Ancelotti.

"C'è stato un ambiente un po' particolare. Koulibaly era agitato e nervoso e questo non va bene per noi e non va bene per il calcio italiano - le parole del tecnico -. Le partite si possono interrompere, voglio sapere però quando si devono interrompere. Abbiamo chiesto tre volte alla Procura federale la sospensione per gli ululati contro
Koulibaly. Ci sono stati gli annunci, ma non è bastato, hanno continuato. La prossima volta ci fermiamo noi, magari ci danno la sconfitta a tavolino", ha concluso.

Dal suo profilo Twitter Kalidou Koulibaly esprime tutta la sua fierezza, evitando attacchi e polemiche nonostante
l'ennesima pagina vergognosa scritta stasera dagli ultrà: "Mi dispiace la sconfitta e soprattutto per aver lasciato i miei fratelli! Però sono orgoglioso del colore della mia pelle, di essere francese, di essere senegalese, napoletano: uomo".

"Quei buu a Koulibaly sono stati una vergogna. Un atto vergognoso nei confronti di un atleta serio come lui, che porta con fierezza il colore della sua pelle. E anche, pur in misura minore, nei confronti di tante persone che vanno allo stadio per tifare e per stare con gli amici". Lo ha scritto in un post su Facebook il sindaco di Milano Giuseppe Sala, chiedendo scusa al giocatore anche a nome della città.

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