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Ecotassa su auto più inquinanti fino a 2.500 euro

Arriva il superbonus ma solo per chi rottama mentre l'ecotassa resta e non tocca solo le auto di extra lusso: bloccati da giorni, i lavori in Parlamento sulla manovra non hanno ancora ripreso ma governo e relatori hanno presentato un pacchetto di emendamenti che però non toccano i saldi della legge di Bilancio.

Ecco una sintesi delle novità per il mondo dei motori:

ECOSCONTO SOLO A CHI ROTTAMA - Contributo pieno, di 6000 euro, solo per chi rottama l'auto e compra un'elettrica nella fascia di emissioni 0-20 grammi/km di Co2. Per la fascia di 21-70 grammi/km di Co2, si scende a 2500 euro. Senza rottamazione, si avranno 4mila euro nella prima fascia e 1500 nella seconda. Coperture dall'ecotassa. 60 milioni nel 2019 e 70 per 2020-21.

ECOTASSA SULLE AUTO PIÙ INQUINANTI FINO A 2.500 EURO - Da 1.100 a 2.500 euro la tassa per chi compra auto inquinanti, dal primo marzo, con 4 soglie: per i veicoli che emettono da 161 a 175 Co2 g/km, l'imposta è 1.100 euro; sale a 1.600 per la fascia 176-200 Co2 g/km e a 2.000 per la fascia 201-250 Co2 g/km. Il conto più salato, 2.500 euro, per i veicoli che superano i 250 Co2 g/km.

ECOBONUS FINO A 3000 EURO ANCHE PER MOTORINI - 3000 euro per l'acquisto di un motorino elettrico o ibrido. Il contributo, fino al 30%, è previsto per chi rottami una moto di cilindrata inferiore o superiore ai 50 cc per comprare un veicolo non inquinante della stessa categoria.

"L'ecotassa, così come prevista dall'ultimo emendamento alla manovra presentata dai relatori - afferma il Codacons, annunciando battaglia - è una vera e propria stangata a danno degli automobilisti che colpisce non solo le auto di lusso ma una vasta platea di vetture anche di uso comune, compresi piccoli furgoni usati dai lavoratori. Con tale misura il Governo non colpisce i ricchi che acquistano mega-Suv o Ferrari, ma le famiglie medie che scelgono auto normalissime come la 500 L Cross della Fiat e i lavoratori che, per la propria attività, hanno bisogno di piccoli furgoncini come i modelli Qubo e Doblò - afferma il presidente Carlo Rienzi - Di fatto con l'Ecotassa il Governo, contrariamente a quanto dichiarato pochi giorni fa dal vicepremier Luigi Di Maio, mette le mani in tasca agli italiani tassando l'acquisto di una auto nuova". Un provvedimento che, se approvato, "sarà immediatamente oggetto di ricorsi da parte del Codacons, in quanto palesemente discriminatorio e incostituzionale, colpendo una sola categoria di utenti: gli automobilisti, già vittime di tasse e accise insostenibili".

"Sembrerebbe che il Governo - afferma il segretario generale del sindacato autonomo Fismic Confsal, Roberto Di Maulo - abbia cancellato parzialmente la cosiddetta ecotassa togliendo dal dispositivo la parte più odiosa, immaginata così dal ministro Di Maio, in cui i poveri dovevano finanziare i ricchi. Ma ancora la normativa non va assolutamente bene perché favorisce le case estere rispetto a quella nazionale. Fca ha annunciato un piano industriale - osserva Di Maulo - nel quale il decollo delle motorizzazioni elettriche avverrà solo dal 2020. Se il provvedimento governativo dovesse iniziare nel 2019 aprirebbe il mercato a produttori coreani e giapponesi penalizzando l'intera filiera produttiva automotive, non solo italiana, ma anche europea. Si tratta di un provvedimento cervellotico, anche perché le macchine ibride prodotte attualmente fanno parte di una tecnologia ormai superata che garantisce un buon impatto ecologico soltanto quando il guidatore procede a 35-40 km/h, superando tale limite, sono delle volgari vetture a benzina. Chiediamo quindi che il governo ripensi totalmente il provvedimento che rischia di penalizzare i produttori italiani ed europei a vantaggio di quelli dell'estremo oriente. Pensiamo sia più utile, disporre delle risorse per realizzare sul territorio nazionale quella rete infrastrutturale di colonnine elettriche che oggi sono totalmente assenti soprattutto fuori dalle grandi città. Ci rivolgiamo soprattutto a Salvini che sembra più sensibile alle sorti dell'industria italiana e che quello slogan continua a urlarlo nelle piazze, ma non in Parlamento".

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