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Tumore alla prostata, nuovi percorsi terapeutici al Buccheri La Ferla di Palermo

Un punto di riferimento per la Sicilia, un traguardo per l’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo e un nuovo punto di partenza per i pazienti siciliani, per il lavoro degli specialisti e le istituzioni sanitarie regionali.

Alla luce dei risultati ottenuti nel primo anno di certificazione, l’ospedale ha ottenuto dall’ente internazionale Bureau Veritas il rinnovo della certificazione UNI EN ISO 9001:2015 per il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale per il tumore della prostata. L’implementazione del percorso di certificazione è stata resa possibile grazie al sostegno incondizionato di Astellas e al supporto organizzativo di OPT, il provider deputato a preparare i Centri alla certificazione.

«Nella storia della Chiesa l’assistenza agli ammalati ha avuto un ruolo speciale – dichiara Fra Alberto Angeletti, Superiore dell’Ospedale Buccheri La Ferla – il nostro Fondatore, San Giovanni di Dio, che fu rinchiuso nell’ala manicomiale dell’Ospedale Reale di Granada, essendo venuto a conoscenza delle condizioni disumane con cui venivano trattati i malati chiese a Dio, una volta uscito, di poter avere un ospedale dove curare i malati “a modo suo”. Negli anni ’80 un nostro confratello, allora Superiore Generale dell’Ordine, Fra Pierluigi Marchesi, ha scoperto l’idea forte dell’umanizzazione constatando che la realtà mondiale della salute era ovunque e in modi diversi disumanizzata. Tra i punti del Suo pensiero possiamo evidenziare: “l’uomo come centro”. Alla base della disumanizzazione, al di là di tutte le diverse variabili storiche, c’è il non mettere gli ammalati al centro dell’assistenza sanitaria. “L’importanza di non andare ‘al di là’ dell’uomo”: a volte sembra quasi che l’uomo sia superato. “Umanizzarsi per umanizzare”. Nell’approccio umanizzato ai malati, è necessario valutare non solo il suo benessere ambientale ma anche quello del personale che lo assiste. In sintonia e in armonia con tutto questo il rinnovo al nostro Ospedale della certificazione UNI EN ISO 9001:2015 del Percorso Diagnostico Terapeutico e Assistenziale del carcinoma prostatico è un ulteriore elemento di qualità sanitaria “umanizzante”».

I risultati maturati negli outcome clinici e negli indicatori di qualità del servizio mostrano che il PDTA ha garantito al paziente con tumore prostatico un’offerta ampia e innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali ma soprattutto ha reso meno arduo il passaggio da una fase all’altra della malattia, ha facilitato l’accesso alle cure, migliorato la qualità di vita dei pazienti con tumore avanzato e la razionalizzazione della spesa.

«La creazione del PDTA per il tumore prostatico è un elemento fondamentale della governance ospedaliera. Esso valorizza la best clinical practice, attraverso la definizione di un modello organizzativo idoneo e personalizzato sui fabbisogni e le risorse della singola realtà ospedaliera. In questo modo, tra l’altro, l’efficienza e l’efficacia dell’intero percorso di cura possono diventare misurabili, attraverso la valutazione periodica di indicatori, fissati ab initio dal gruppo di progetto che si è occupato di creare il PDTA Prostata del nostro Ospedale – dichiara Nicolò Borsellino, Direttore UOC di Oncologia Medica dell’Ospedale Buccheri La Ferla e coordinatore del PDTA del tumore prostatico – i risultati ottenuti, valutando gli indicatori clinici, di governance, di appropriatezza e di processo sono davvero interessanti: in generale, c’è stato un loro miglioramento che, partendo dal 2016, si è consolidato nel 2017 e, dai primi dati, è positivo anche per il 2018.

L’indice di attrattività della nostra struttura per la patologia tumorale prostatica è migliorato con riferimento alle altre zone di Palermo, esclusi i quartieri limitrofi, alla Provincia di Palermo esclusa la città, alla Sicilia esclusa la nostra provincia. Un dato a cui tengo particolarmente, che unisce risvolti etici ed economici, è la diminuzione al di sotto del 5% dei trattamenti chemioterapici effettuati nell’ultimo mese di vita, un indicatore di qualità e di appropriatezza che sottolinea da un lato la capacità degli operatori sanitari di sospendere al momento opportuno terapie inefficaci, evitando potenziali accanimenti ed attivando nel contempo cure di supporto mirate alla qualità di vita del paziente; dall’altro il tentativo virtuoso di contenere la spesa farmaceutica attraverso il taglio di terapie inappropriate. Nello stesso senso va pure un altro interessante indicatore di appropriatezza, la percentuale dei pazienti affidati alle cure domiciliari negli ultimi 60 giorni di vita, che si attesta per il carcinoma prostatico intorno al 70%».

La riorganizzazione del percorso di cura ha consentito di abbattere gli sprechi, specie per quanto riguarda il residuo di farmaci chemioterapici non rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, che presuppone una razionalizzazione della preparazione di chemioterapie in UFA (Unità Farmaci Antiblastici). Un altro dato, frutto certamente della multidisciplinarietà che caratterizza ogni PDTA, è la crescita progressiva del numero di trattamenti di radioterapia al fianco della chirurgia negli ultimi due anni.

Gli indicatori di processo ci raccontano di un completamento dell’iter diagnostico che si è ridotto al di sotto dei 30 giorni, così pure di un tempo di accesso alla terapia di prima linea nella malattia in progressione che si è ridotto al di sotto dei 10 giorni; mentre il tempo medio per una ristadiazione con la TC dopo chemioterapia in pazienti con malattia anche viscerale o linfonodale è oggi di circa 7 giorni.

Il carcinoma della prostata, che in Sicilia è il terzo tumore più diffuso tra la popolazione maschile con oltre 2.400 nuovi casi l’anno e oltre 21.000 persone che convivono con la malattia, oggi è guaribile in molti casi e si può sempre più spesso fronteggiare mantenendo una buona qualità di vita prima impensabile e una lunga, talvolta lunghissima sopravvivenza. Negli ultimi anni l’approccio terapeutico è cambiato, rendendo determinante il coinvolgimento di molteplici figure specialistiche nel percorso di diagnosi e cura: la chirurgia viene utilizzata solo nei casi necessari, negli altri casi si ricorre a radioterapia e ormonoterapia, insieme ai nuovi chemioterapici ed alle nuove ormonoterapie che hanno contribuito in modo rilevante all’aumento della sopravvivenza.

«Questo PDTA non solo migliora l’approccio globale al paziente ma favorisce il lavoro di squadra multidisciplinare, che funziona se c’è un confronto e un dialogo continuo tra le diverse figure mediche, perché in questo modo si possono approntare percorsi di diagnosi e terapia condivisi e scegliere la migliore strategia terapeutica per il singolo paziente – afferma Danilo Di Trapani, Direttore UOC di Urologia Ospedale Buccheri La Ferla – tutto ciò vale soprattutto per questa neoplasia, che sta diventando endemica anche a causa delle diagnosi precoci e per la quale è in atto una revisione critica di tutto ciò che fino ad oggi è stato fatto, a volte troppo secondo alcuni revisori. La tendenza attuale è la vigile attesa con un monitoraggio continuo del paziente e interventi solo se si va verso una evoluzione maligna».

L’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo vanta un’offerta qualitativa di prestazioni assistenziali per il tumore della prostata paragonabile a quella di città come Roma e Milano. D’ora in avanti il paziente potrà essere accompagnato nel percorso di cura che diventerà per lui meno difficile e più efficace, grazie anche alle terapie radianti che, particolarmente utilizzate nel tumore della prostata, hanno subito negli ultimi anni un’evoluzione impensabile prima.

«Oggi la radioterapia negli stadi iniziali della malattia prostatica ha le stesse probabilità di successo terapeutico della chirurgia, sapere questo è molto importante per il paziente che spesso decide di scegliere un trattamento piuttosto che un altro – sottolinea Ivan Fazio, Responsabile Radioterapia Casa di Cura Macchiarella – la possibilità di usare apparecchiature performanti ci permette di ridurre al minimo gli effetti collaterali, primi tra tutti quelli legati alla tossicità. La radioterapia negli anni si è sviluppata ed ha assunto il ruolo di comprimaria del trattamento insieme alla chirurgia; il radioterapista lavora in sinergia con l’urologo, l’anatomo-patologo, il radiologo e l’oncologo, scegliendo trattamenti il più possibile mirati e non invasivi».

Il modello di PDTA certificato riflette una tipologia di governance clinica basata su specifici percorsi formalizzati, su protocolli clinico-organizzativi, condivisi tra le varie Unità Operative coinvolte, e su un adeguato sistema di monitoraggio delle performance. In particolare, il PDTA per il tumore della prostata favorisce l’istituzione di una rete regionale di centri specializzati per garantire ai pazienti con neoplasia prostatica percorsi di cura standardizzati e uniformità di accesso alle cure.

«L’esperienza del PDTA nasce da quella maturata in altre aree: da tre anni portiamo avanti la rete HCV Sicilia che rappresenta una best practice in tutta Italia – sottolinea Fabio Cartabellotta, Direttore FF UOC Medicina Interna Ospedale Buccheri La Ferla – quando abbiamo deciso di esportarla al tumore della prostata, la Regione Sicilia è stata ben felice di appoggiare il progetto, tant’è vero che adesso siamo in procinto di realizzare una rete di centri al vaglio di un tavolo tecnico. Per ora si partirà misurando la capacità di tutti i centri oncologici, radioterapici e urologici che si occupano di prostata per inserirli in seguito all’interno della rete che dall’anno prossimo diventerà operativa».

Il PDTA per il tumore della prostata è anche strumento di prevenzione e di gestione del rischio clinico.

«Il PDTA sintetizza quello che un percorso diagnostico terapeutico assistenziale integrato fornisce in prima istanza – spiega Pietro Civello, Vicedirettore Sanitario e Responsabile Risk Management all’ospedale Buccheri La Ferla – un primo accesso, cui segue la presa in carico, la diagnosi il più rapida e accurata possibile, requisito fondamentale per i tumori a componente genetica. Ma il PDTA riesce ad abbattere anche il rischio clinico proprio perché consente di intervenire nel modo più circoscritto possibile. Il PDTA è un percorso che include diversi step standardizzati per cui è improbabile che il paziente entri in percorso di cure non adeguato per gestire la patologia».
Il percorso tracciato all’Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo prevede servizi di accoglienza e di diagnostica dei pazienti con diagnosi di malattia iniziale o con sospetto diagnostico; servizi per la fase terapeutica con unità di radioterapia e chirurgia, dotati di apparecchiature d’avanguardia che rappresentano il fiore all’occhiello dell’Istituto; servizi completi di oncologia medica integrata con i servizi di urologia; oltre a un team multi e interdisciplinare che si avvale di avanzatissimi laboratori di analisi e di biologia molecolare. Tutto questo nell’ottica di orientare sempre di più le terapie a seconda delle caratteristiche genetiche del cancro, specie per i pazienti con malattia metastatica. Evoluzione verso terapie sempre più mirate e di precisione che non può prescindere dai test molecolari ma che deve tener conto anche della sostenibilità di sistema.

«La partnership tra pubblico e privato nel settore sanitario appartiene alla visione di Astellas, azienda che vuole rispondere alla domanda di salute dei pazienti e dei cittadini e, al tempo stesso, alle esigenze della sanità pubblica di reperire risorse per garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale e regionale – dichiara Giuseppe Maduri, Amministratore Delegato di Astellas – la collaborazione con l’Ospedale Buccheri La Ferla di Palermo per la certificazione del PDTA del tumore della prostata rappresenta uno strumento concreto per migliorare la presa in carico del paziente con carcinoma prostatico, standardizzare le procedure e ottimizzare le risorse disponibili».

In questo video, l'intervista a Nicola Borsellino, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell’Ospedale Buccheri La Ferla – Fatebenefratelli.

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