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Reddito di cittadinanza, pensioni e deficit: tregua Salvini-Di Maio, vertice decisivo con Conte

Tregua fra Luigi di Maio e Matteo Salvini. Nessun nuovo cedimento all’Europa sul fronte del deficit: lo sforzo che fissa l’asticella al 2,04% è il massimo che i due alleati di governo possono permettersi, anche perchè già così le due misure chiave, reddito e pensioni, sono state limate - è il ragionamento - il più possibile. Tradotto in cifre, l’estenuante trattativa con Bruxelles ha infatti portato a una riduzione dei fondi per circa quattro miliardi in tutto, divisi equamente fra i vicepremier.

Per chiudere con la commissione europea però servono almeno altri tre miliardi: potrebbero arrivare da ulteriori dismissioni che però non convincerebbero gli interlocutori europei. Decidere quale mossa fare è una delle scelte che dovranno prendere il premier Giuseppe Conte, i due vicepremier e il ministro dell’Economia nel corso del vertice convocato in serata a Palazzo Chigi. Ma non ci sono solo i 'numerettì al centro dell’incontro di governo: sono giorni che Lega e M5S si sono mostrati divisi su tutto, dalla ecotassa alle pensioni d’oro. E ora che la legge di bilancio deve essere approvata in via definitiva (salvo non voler rischiare l’esercizio provvisorio) occorre dire una parola definitiva. Incentivare le auto più ecologiche alla Lega va bene ma a patto che non ci siano nuovi balzelli, che non piacciono tra l’altro all’intero comparto: «Non c'è nel contratto di governo. Posso dirlo sia a nome mio e del Movimento 5 Stelle - scandisce Matteo Salvini - che non ci sarà nessuna nuova tassa sulle auto».

Altro tema, quello del rinvio della direttiva Bolkestein: questa volta sono i leghisti a premere incontrando però lo scetticismo dei cinquestelle.  Che sia la vigilia di una settimana chiave per gli equilibri di governo e per quelli finanziari del Paese, lo dice chiaro e tondo Luigi Di Maio: «Sono le ore più importanti che stiamo vivendo dal 4 marzo a questa parte. E’ il momento quindi di
essere compatti, di non cedere alle strumentalizzazioni». A partire dal reddito di cittadinanza. Arriva infatti direttamente da Palazzo Chigi una lunga spiegazione informale sulla consistenza dell’operazione, tesa a fugare le ombre che si vanno addensando sulla norma bandiera dei pentastellati. La platea, fa così sapere il governo, resta invariata (5 milioni) e il taglio c'è - è la spiegazione offerta - ma solo perché rispetto al progetto iniziale l’avvio sarà posticipato a fine marzo.

Il risultato comunque è un risparmio di quasi due miliardi: il
costo sarà di 7,1 miliardi contro i 9 iniziali. Centri dell’impiego inclusi. Che considerati i circa due miliardi di risorse che arrivano dal Rei (il reddito di inclusione messo in campo dal governo precedente), fa sì che le risorse fresche da reperire siano pari a circa 5 miliardi. Cifra quasi equivalente a quella che serve per quota 100, che nel frattempo è confermata come misura triennale con tanto di finestre. Conti alla mano però, per arrivare al 2,04% servono ancora circa tre miliardi, e che tra l’altro devono essere capaci di avere un effetto sul
deficit strutturale come chiede la commissione Ue.

Ed è di questo che dovranno discutere nel vertice i leader e il presidente del Consiglio: la scelta è politica, ripete d’altro canto da giorni il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un pò meno quella di rivedere al ribasso la crescita: secondo quanto viene spiegato, non è escluso che il Pil possa essere rivisto dall’1,5 all’1 avvicinando le stime di Roma a quelle di
Bruxelles e testimoniando lo sforzo dunque ancora più imponente nella scelta di portare il deficit vicino al 2%. Trovato il punto di caduta dentro l’Esecutivo, la palla ripasserà poi a Bruxelles dove non è poi escluso tornino anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria e il premier Giuseppe Conte che oggi ha anche avuto uno scambio con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del concerto di Natale in Senato.

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