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Cina sospende dazi sulle auto, prosegue disgelo con Usa

La Cina sospende per tre mesi, dal primo gennaio al 31 marzo 2019, i dazi aggiuntivi fino al 40% totale sull'import di 126 miliardi di dollari di veicoli e di componenti provenienti dagli Stati Uniti. Il ministero delle Finanze, in una nota sul suo sito web, ha annunciato in serata la prima misura concreta cinese legata alla "tregua" commerciale di dicembre, siglata a Buenos Aires dai presidenti Xi Jinping e Donald Trump. Lo stesso tycoon, lasciata l'Argentina, aveva anticipato su Twitter la mossa destinata a riportare le tariffe ai livelli pre-crisi.

Il primo luglio, infatti, Pechino tagliò i dazi dal 25 al 15%, ritoccandoli al 40% solo per le importazioni di auto Usa in risposta a un'analoga misura americana contro il "made in China". Il ministero, in scia allo stop di Trump dei dazi dal 10% invece che al 25% su 200 miliardi di beni cinesi da far valere con il nuovo anno, ha precisato che la maggiorazione del 25% sarà sospesa su 144 veicoli e truck (66 miliardi di valore importato) e quella del 5% su 67 parti e componenti (60 miliardi): una boccata d'ossigeno per il mercato locale dell'auto, il primo al mondo, che ha visto a novembre le vendite crollare del 14%.

Nel frattempo, nei 90 giorni, le parti si sono impegnate a trovare una soluzione ampia alla questione commerciale, mentre i ci sono "stretti contatti", ha detto il portavoce del ministero del Commercio cinese Gao Feng. Gli Usa accusano le scorrette pratiche commerciali di Pechino, tra proprietà intellettuale "rubata" e trasferimento forzato di tecnologia, e il sistema di grandi imprese statali lautamente aiutate dal governo centrale.

Sulla parte cinese sembra salire la pressione per un accordo, almeno a giudicare dai dati diffusi oggi su vendite al dettaglio e produzione industriale di novembre, sotto le attese: le prime sono crescite dell'8,1% annuo, ai minimi degli ultimi 15 anni; la seconda del 5,4% annuo, al passo più lento da febbraio 2016. Se l'approccio con gli Usa è conciliante, quello col Canada sconta la vicenda Huawei. E' di Ottawa la responsabilità del sentimento di "rabbia" montato popolazione cinese contro il Paese nordamericano per l'esecuzione dell'arresto del primo dicembre a Vancouver del direttore finanziario del colosso delle tlc, Meng Wanzhou, accusata di aver violato le sanzioni americane contro l'Iran e ora scarcerata su cauzione.

"Il governo canadese su richiesta Usa ha scorrettamente arrestato una cittadina cinese - ha rincarato oggi in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang -. Questa azione ha suscitato una rabbia pubblica in Cina". Tra i netizen si moltiplicano le chiamate al boicottaggio contro il Canada.

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