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Il Mosè di Michelangelo oltre il visibile

 ROMA - Mai le mani avevano osato tanto. Toccare la barba folta di Mosè, salendo su verso il naso, gli zigomi, il sopracciglio incurvato. In quella perfezione così realistica che, dice leggenda, lasciò sgomento lo stesso Maestro. Che furioso lo avrebbe colpito, urlando: "Perché non parli?". Michelangelo da oggi è per tutti, grazie al percorso visivo-tattile che la Soprintendenza Speciale di Roma, nell'ambito dell'Anno del Patrimonio Culturale Europeo 2018, ha dedicato alla monumentale Tomba di Giulio II, direttamente all'interno della Basilica di San Pietro in Vincoli. "Forse per la prima volta a Roma si trasferisce a monumenti moderni l'esperienza di allargamento dell'accessibilità alla conoscenza del patrimonio", racconta il soprintendente Francesco Prosperetti. Di certo, mai era accaduto a un'opera monumentale del Buonarroti direttamente nel luogo dove si trova. "Abbiamo scelto un'opera che negli ultimi 15 anni ha goduto di un radicale restauro - spiega - Due anni fa è stata realizzata ancora una ripulitura e una nuova illuminazione. L'intento è di avvicinare un pubblico che normalmente non avrebbe possibilità di usufruirne". Ma l'esperienza di 'toccare' un Michelangelo e scoprirne nuovi dettagli è davvero per tutti. Il progetto, realizzato con il Museo Statale Tattile Omero di Ancona e La Sapienza di Roma - in linea con gli obiettivi dell'Unione Europea e costato "23-25 mila euro, dei quali 10 mila dal Mibac" - conta tre plastici e modelli 3D in resina bianca, posizionati di fronte agli originali, con la testa del Mosè 1:1, la sua figura intera e la facciata con le sette statue in scala. Un lavoro "frutto di oltre 1.500 fotografie e 30 Gigabyte di dati - precisa Saverio Malatesta del Digilab de La Sapienza - Perché non sembra, ma il fronte della tomba è alto 10 metri, quanto un palazzo di tre piani. Solo il Mosè è due metri e mezzo. Ora attendiamo i feedback sui prototipi per procedere ai calchi definitivi". A raccontare storia, planimetrie e significato dell'opera che Papa Giuliano Delle Rovere stesso sognava per sé (ma che Michelangelo portò a termine solo tra il 1542 e il 1545), i pannelli esplicativi anche in Braille e un codice QR per smartphone che rimanda a contenuti audio in italiano e inglese. "Oggi ho scoperto davvero quest'opera - racconta emozionata Lucilla D'Antilio, scultrice, mentre tocca candelabri, lesene e il velo della Madonna con bambino del modellino del fronte - Ero già venuta quando ancora vedevo, ma tanti particolari a occhio nudo non li cogli. Mi ricordavo solo Mosè. Oggi invece ho una dimensione d'insieme. Le mani a volte 'restituiscono' di più. Toccando si intuisce che l'intenzione di Michelangelo era più estesa, aveva un'organizzazione dello spazio molto complessa, capace di coinvolgere davvero lo spettatore". "Queste riproduzioni - le fa eco Fernando Torrente dell'Unione italiana ciechi e ipovedenti - fanno riscoprire il piacere del tatto. Lo vediamo soprattutto nelle scuole con i bambini". "Ora - conclude Prosperetti insieme a Tiziana Ceccarini, responsabile dei Servizi educativi della Soprintendenza - stiamo pensando di replicare in altri monumenti, nell'ambito delle nostre iniziative per rendere accessibile a tutti il patrimonio artistico. Anche se è noto che la Soprintendenza di Roma non ha tutte le risorse che dovrebbe".

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