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A Villa Medici il giallo dei calchi voluti dal Re Sole

ROMA - Il torso muscoloso e nudo del figlio primogenito di Niobe è troncato all'altezza delle spalle, il gesso candido dell'interno marchiato da una data, il 1686, e da due iniziali, due A a stampatello. Parte da qui il mistero dei calchi di Villa Medici, un gruppo di sette copie in gesso di statue dei Niobidi (gli originali che erano nella collezione dei Medici sono oggi agli Uffizi) che un restauro finanziato dall'Accademia di Francia e condotto con la collaborazione del Louvre ha rivelato essere di fattura secentesca e rarissimi, per l'epoca (al mondo di così antichi se ne conservano pochissimi) e per la presenza, del tutto inconsueta - spiega Elisabeth Le Breton responsabile del dipartimento dei calchi del Louvre - proprio di quella data e della ipotetica firma.

    Una copia in gesso particolarissima, insomma, che con tutta probabilità fa parte di un gruppo di calchi di celeberrime opere romane commissionate direttamente da Luigi XIV, il re Sole che in Francia con le antichità raccolte dalle famiglie della nobiltà italiana puntava a ricostruire la grandeur dell'antica romanità. In quell'epoca, racconta Le Breton insieme con il direttore ad interim dell'Accademia Stephane Gaillard e con l'architetto responsabile dei monumenti francesi a Roma Pierre Antoine Gatier che ha diretto i lavori, l'Accademia di Francia non era ancora stanziata a Villa Medici (la villa venne acquistata nel 1802) ma l'opera di raccolta di pezzi archeologici e la produzione di calchi, fatta magari con le statue prese in prestito alle famiglie romane, aveva preso largamente il via. "In Francia si mandavano soprattutto gli stampi per fare i calchi" oppure i calchi stessi, spiega Le Breton, che nel dipartimento del Louvre ne conta 5500 di ogni tempo. Ma "è difficilissimo che si siano conservati i calchi di quell'epoca, al Louvre su 5500 pezzi ne contiamo solo 15".

    Quando l'Accademia si trasferì in quella che oggi è Villa Medici, tanti dei calchi prodotti in quel secolo vennero utilizzati per decorare gli interni, i cortili, il sontuoso giardino. Il soggetto dei Niobidi, dal mito di Niobe, la figlia di Tantalo re di Lidia e madre di 12 ragazzi tutti trucidati da dai figli di Latona, era tra i più gettonati, tanto più che i Medici avevano ritrovato alla fine del '500 dalle parti di via Labicana a Roma, proprio un gruppo splendido di Niobidi poi entrato a far parte della collezione della famiglia. I calchi di questo gruppo continuarono ad essere prodotti dall'Accademia di Francia di decennio in decennio, anche nel '900, quando la direzione dell'istituto era affidata a Balthus. I pezzi che oggi si stanno restaurando e che si stanno scoprendo tra i più antichi, erano stati a lungo nel giardino e poi messi al riparo , perché altamente danneggiati. "Ora - sottolinea Le Breton - lo studio andrà avanti, contiamo che almeno altri quattro o cinque dei nostri calchi siano coevi a quello del figlio primogenito". Opere "importanti e rarissime", aggiunge Gaillard, alle quali l'Accademia "riconoscerà una giusta collocazione all'interno della Villa per riportarle al godimento del pubblico". E nel 2019, in tutta probabilità in primavera a restauro ultimato , conclude, "L'Accademia aprirà a Roma una grande mostra dedicata questi calchi antichi con l'aggiunta dei calchi secenteschi che sono nella collezione del Louvre". Una piccola Francia di Roma.(ANSA).
   

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