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Il business sui centri per richiedenti asilo: 12 arresti tra Gela e Catania

Foto di una ragazza minorenne che provvede a lavare i panni a mano

Il business sui migranti attraverso le frodi nella gestione dei centri per richiedenti asilo. Un sistema che ha portato a sedici arresti tra Gela e Catania e al sequestro di otto tra cooperative e associazioni del valore patrimoniale di circa 3 milioni.

Nel mirino Associazione Solidarietà 2000, Cooperativa Comunità Per Vivere Insieme, Cooperativa Onlus Pianeti Diversi, Cooperativa Progetto Vita Onlus, Cooperativa Comunità Il Quadrifoglio Onlus, Cooperativa Alba, Cooperativa Le Fata Dell’arcobaleno, Associazione Albero Della Vita. Il giro di affari stimato è di circa 20 milioni.

Le ordinanze sono state emesse dai Gip di Gela e Catania,  su richiesta delle due procure, nell'ambito di indagini collegate ed eseguite dalla polizia di Gela e dai carabinieri della sezione polizia giudiziaria del capoluogo etneo.

Complessivamente sono 12 le persone raggiunte dai provvedimenti restrittivi emessi dai Gip di Gela e Catania. I coinvolti sono Pietro Marino Biondi, di 62 anni, e Gemma Iapichello, di 42, titolari di cooperative (in carcere); Giuseppe Maria Palumbo, di 61 anni e Francesca Provvidenza Politi, di 33 (agli arresti domiciliari). Su disposizione del Gip di Catania sono stati posti ai domiciliari anche Hatarzyna Eugenia Chylewska, detta "Kasia", di 38 anni, Natale Di Franca, di 59, Paolo Duca, di 50, Clara Favatella, di 36, Giuseppina Foti, di 46, Alessandro Giannone, di 35, Liliana Giuseppina Pasqualino, di 55, Francesca Ventimiglia, di 57. Di Franca e Duca sono rispettivamente dipendenti dell'Inps di Catania e Sondrio.

Gli indagati sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio e frode nelle pubbliche forniture, estorsione e maltrattamenti. I capi del gruppo sarebbero Biondi e Iapichello. Secondo gli inquirenti il gruppo criminale avrebbe creato un sistema che, fra l’altro, si fondava sulle assunzioni nelle varie cooperative e associazioni di parenti dei funzionari pubblici addetti al controllo del settore, creando una commistione tra controllore e controllato.

Le indagini sono state avviate nel giugno 2017. Nel dettaglio, le investigazioni, hanno permesso di chiarire che Biondi,  Marino, Ventimiglia, Palumbo, Favatella, Giannone, Foti  e Chylewska avrebbero amministrato diverse cooperative e associazioni attive nell’opera socio-assistenziale di minori extracomunitari non accompagnati, persone diversamente abili ed anziani, per accumulare i profitti economici che, poi, venivano reinvestiti in altre lucrose attività imprenditoriali. Gli indagati avrebbero eluso l’osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con vari enti della pubblica amministrazione, somministrando ai minori cibo di scarto, non garantendo loro condizioni igienico sanitarie adeguate e non fornendo la dovuta assistenza tramite personale qualificato.

Inoltre Di Franca Natale e Duca, rispettivamente dipendenti dell’Inps di Catania e Sondrio, per ottenere illeciti profitti e vantaggi, avrebbero compiuto atti contrari ai doveri d'ufficio. Di Franca avrebbe avuto dei benefici per i propri congiunti, diventati dipendenti della cooperativa riconducibile a Biondi, Duca avrebbe ottenuto la riassunzione della moglie. I due impiegati dell'Inps avrebbero favorito e trattato con priorità le pratiche di gestione delle associazioni e informato Biondi e i suoi collaboratori, riguardo all’imminente esecuzione di controlli o ispezioni, nonché tralasciando di applicare le sanzioni previste per le infrazioni rilevate durante le verifiche compiute.

In alcuni casi ai minori non accompagnati veniva fornito un "insufficiente abbigliamento sia estivo che invernale e posti letto infestati da pulci, tanto da indurre i giovani a dormire in terra per lunghi periodi". Tutte condotte, rileva la Procura di Catania "aggravate dal fatto che erano compiute ai danni di soggetti in condizione di minorata difesa, sia per l'età sia per la loro condizione di stranieri".

 

 

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