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Spese e acquisti con carte di credito clonate, sgominata banda: arresti anche a Catania

È stata individuata una banda che clonava carte di credito. Sei le persone arrestate tra Catania, Roma, Verona e Mantova. I carabinieri della stazione Roma Villa Bonelli con la collaborazione dei comandi dei comandi provinciali di Catania, Verona e Mantova, hanno dato esecuzione a un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei indagati, accusati di associazione per delinquere finalizzata all'indebito utilizzo di carte di credito o pagamento e alla frode informatica tramite accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico e  introduzione in Italia di banconote contraffatte.

L'indagine è partita nel giugno 2017 e si è conclusa nel dicembre 2018. I carabinieri hanno capito come si muovesse la banda. I sei avrebbero clonato e contraffatto carte di credito e di pagamento.

La banda è riuscita a captare i codici Pan, le 16 cifre divise in gruppi da 4 stampate sul fronte della carta di credito. I codici con cui realizzavano le carte clonate venivano carpiti all'estero a turisti italiani.

Uno dei componenti della banda li portava in Italia, all'interno di chiavette Usb, per completare il processo di clonazione in Italia.

Le carte di credito clonate venivano utilizzate dai sei indagati per prelievi di contante, per effettuare spese di ogni tipo ma, soprattutto, per l'acquisto di titoli di viaggio di prima classe, per tratte ferroviarie e aeree, effettuati tramite un portale internet intermediario spagnolo.

Per i costosi biglietti, mai utilizzati, la banda richiedeva poi il rimborso in contanti per monetizzare. La policy aziendale del portale spagnolo, infatti, consente alle varie compagnie di trasporti di rimborsare in contanti il prezzo dei biglietti non utilizzati, decurtato del 30%. Al contrario, se un biglietto per un treno o per un aereo viene acquistato sui portali italiani delle compagnie di trasporti non è possibile richiederne il rimborso se non fruiti in contanti ma solo tramite accredito su carta di credito o bonifico bancario e, quindi, in quel caso sarebbero stati facilmente rintracciabili.

Gli associati, inoltre, monetizzavano anche con successivi trasferimenti delle somme di denaro ricavate dalle transazioni  su carte di credito prepagate, intestate con nomi fittizi, con profitti di decine di migliaia di euro.

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