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Classis, da passato glorioso a start up

 Ravenna - Già il contenitore si offre come "oggetto" da ammirare. Il vecchio Zuccherificio, abbandonato all' inizio degli anni Ottanta e rimesso a nuovo con un intervento da più di 22 milioni di euro, è diventato il museo Classis e vuole essere il punto di riferimento per il turista e il visitatore interessati a scoprire il passato millenario di Ravenna. L' obiettivo è ambizioso: da un lato raccontare in modo nuovo una storia gloriosa e presentarsi come la porta di accesso all'intero complesso di meraviglie della città, che conta otto siti patrimonio mondiale dell' Umanità; dall' altro guardare al futuro come luogo di formazione e di ricerca con laboratori per il restauro del mosaico e per la sperimentazione di start up.
    Classis ha aperto le porte al pubblico e comincia a muovere i primi passi dopo una gestazione cominciata con la prima pietra posata nel 2002. Un percorso che ha unito risorse statali, regionali, dell'Unione Europea e della Cassa di Risparmio di Ravenna, che ha contribuito con nove milioni di euro. "E' uno dei pochi casi in Italia di recupero industriale per scopi museali - ha detto il sindaco Michele De Pascale -. La città entra nella serie A di queste iniziative. Sarà un grande contenitore culturale e una straordinaria occasione in termini occupazionali". Il varo del nuovo spazio si inserisce in un programma che nei prossimi mesi porterà all' apertura del Museo Dantesco e del Museo Byron e del Rinascimento. "Poche città fanno operazioni di investimenti importanti come questi" , ha detto l' assessore alla Cultura Elsa Signorino, che ha seguito tutto l' iter di Classis che ora ne parla come di un "luogo straordinario della memoria dal forte valore simbolico che farà tornare Ravenna a vivere con le mille attività che organizzeremo qui". Nei 2800 metri quadrati il museo, a pochi passi dalla straordinaria Basilica di Sant' Apollinare, descrive Ravenna dai primi insediamenti del settimo secolo prima di Cristo, alla civiltà etrusca, al ruolo importante rivestito in epoca romana, fino alla città tre volte capitale, dell' Impero Romano d' Occidente, del Regno degli Ostrogoti e dell' Esarcato Bizantino, fermandosi all' Anno Mille. I 600 reperti in mostra provengono dalle zone di scavo e dai depositi delle altri luoghi espositivi e vogliono essere solo un assaggio del ricco patrimonio archeologico dell' area. "E' una struttura nuova, diversa dalle altre. Lavoreremo in sinergia con gli altri musei verso i quali il visitatore sarà invitato a proseguire il viaggio", spiega Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione RavennAntica cui il comune ha dato l' incarico di gestire Classis, l' Antico Porto, la Basilica di Sant' Apollinare in Classe, e, nel centro della citta, la Domus dei Tappeti di Pietra, il museo del mosaico Tamo e la Cripta Rasponi. Classis riserverà aree ad argomenti specifici: la prima, già disponibile, riguarda la Navigazione e la flotta che in epoca romana fece di Ravenna uno snodo cruciale. Altre due saranno dedicate ai luoghi di culto e allo sviluppo urbano. Il piano superiore ospiterà mostre temporanee. Video, grafici, plastici e apparati multimediali completano l' aspetto didattico.
    Il mosaico occuperà in posto particolare, con i laboratori di ricerca e formazione di alto livello. A Ravenna alcuni anni fa sono stati restaurati i mosaici di Damasco e si sono formate squadre di tecnici siriani. Intorno al grande complesso si prevede un'oasi verde di 15 mila metri quadrati. A poca distanza si potrà visitare un altro gioiello, gli scavi di San Severo Cultura e arte, quindi, ma tutta l' operazione si propone come opportunità di sviluppo economico creando motivi che prolunghino la permanenza dei turisti. Ogni anno solo la vicina Basilica di Sant' Apollinare in classe richiama 150 mila visitatori. I responsabili del museo ambiscono a raccoglierne la metà.
    Nel museo trova spazio anche la storia dello Zuccherificio Eridania, un pezzo di vita della città chiuso nel 1982 e da allora divenuto luogo di degrado e di emarginazione. Foto, documenti e filmati con interviste alle persone che vi lavorarono, documentano il luogo caro a generazioni di ravennati che riforniva l' Italia e l' Europa.
    Lasciando Classis l' occhio torna sulla frase dello storico Arnaldo Momigliano che, a grandi lettere, accoglie il visitatore all' ingresso e dice tutto: "Quando voglio capire la storia d' Italia prendo un treno e vado a Ravenna". (Ansa).
   

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