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Manovra, servono 7 miliardi: ipotesi slittamento a giugno per reddito di cittadinanza e "quota 100"

Si profila un nuovo rinvio, questa volta a giugno, per il reddito di cittadinanza e "quota 100" sulle pensioni. L'avvio delle due misure potrebbe partire a giugno 2019 e tutto ciò perchè bisogna tagliare il deficit che ha l'Italia e convincere l’Europa.

È questo il responso dei tecnici al lavoro da giorni per "rimodulare" la legge di bilancio, in modo da permettere la trattativa con Bruxelles senza sconfessare le promesse di M5s e Lega. Fonti governative "dialoganti" spiegano che il responso è chiaro: se, come sembra, per un’intesa con l’Ue bisogna tagliare il deficit al 2%, tra le maglie della manovra non c'è altro spazio che il fondo da 16 miliardi per reddito e pensioni.

Matteo Salvini e Luigi Di Maio, però, fin lì non sono ancora arrivati. E, nonostante il crollo del Pil allo -0,1% nel terzo trimestre 2018, si opporrebbero a una revisione al ribasso della stima fissata all’1,5% per il 2018, perché sarebbe rinnegare il carattere espansivo della loro manovra. Quanto alle misure, il leader della Lega assicura che il reddito di cittadinanza si farà, "in primavera".

I primi assegni, nelle previsioni del M5s, dovrebbero arrivare ad aprile, lo stesso mese in cui si aprirà la prima finestra per i pensionandi con "quota 100". Nelle stime questo slittamento basterebbe ad assicurare il taglio da 3,6 miliardi che serve a coprire un taglio del deficit dello 0,2%, dal 2,4% al 2,2%. E l’idea cui avrebbe dato un primo via libera il leader della Lega, sarebbe sommare a questo taglio del deficit un riorientamento delle misure verso investimenti e spese, come quelle per emergenze, fuori dal patto di stabilità.

Ma non basta, sostiene ora il 'fronte della trattativa': alla commissione europea, per evitare la procedura d’infrazione, bisogna garantire un taglio di circa 7 miliardi, lo 0,4% del Pil. E non ci sono margini per farlo, se non rinviare a giugno (dopo le europee: dettaglio non banale) l’avvio delle due misure.

Una ipotesi intermedia - che farebbe guadagnare alle misure qualche settimana - è la discesa del deficit al 2,1%, con
oltre 5 miliardi di taglio. Ma prima bisogna convincere l’Ue. Mentre prosegue la trattativa, sul fronte parlamentare si segnala un enorme ritardo. Le modifiche 'importanti' su "quota 100" e pensioni arriveranno - secondo fonti leghiste - soltanto nel secondo passaggio della manovra al Senato.

Ma alla Camera, al primo dicembre, si è votato un solo emendamento: per dare 85 milioni risparmiati da Montecitorio alle aree terremotate.  Per accelerare i tempi, il governo aveva pensato a un maxiemendamento da presentare già in commissione. Ma l’ipotesi è scartata perché sarebbe inammissibile.

Alle 19 di sabato - tra le proteste dell’opposizione per i continui rinvii - dovrebbe dunque arrivare un pacchetto di emendamenti governativi per mettere ordine tra tutte le proposte di modifica di maggioranza e ministeri. Se tutto andrà bene, si inizierà a votare domenica alle 14 e il testo arriverà in Aula mercoledì 5 dicembre.

Nel pacchetto di emendamenti, su cui nella serata di venerdì M5s torna a riunirsi, ci saranno le misure per la famiglia e un rafforzamento dei fondi per scuola e università. Nel faldone dovrebbero entrare anche misure come il taglio per le imprese dei premi Inail voluto dalla Lega o l’Iva al 5% per assorbenti, pannolini e coppette mestruali "bio" chiesta da M5s.

Manca ancora il via libera all’intesa finale sul contributo di solidarietà per le pensioni d’oro. Mentre per 'quota 100',
che la Lega vuole introdurre con un emendamento al Senato, si prospetta una misura "ponte" finanziata per tre anni, con la promessa di Salvini di arrivare nel 2022 a "quota 41", per cui si andrà in pensione con 41 anni di contributi.

Per contenere i costi della misura "opzione donna" sarà finanziata per un anno, così come l’Ape social e la finestra per gli statali sarà non di tre, ma di sei mesi, con l’ipotesi di primo assegno a luglio.

È "work in progress" anche per il reddito di cittadinanza, al vaglio degli uffici della Ragioneria. Il M5s assicura che
l'assegno sarà di 780 euro, con l’assegnazione dei fondi come sgravio alle aziende che assumono i beneficiari.

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