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Le mani della mafia nei pascoli del Parco dei Nebrodi, arrestati 14 imprenditori agricoli

Avrebbero ottenuto l’aggiudicazione dei pascoli demaniali nel Parco dei Nebrodi con la presentazione di offerte segrete con aumento minimo, rispetto a quelle fissate a base d’asta. Avrebbero anche intimidito le persone che volevano accedere all’asta. E grazie alla connivenza del direttore tecnico pro-tempore dell’azienda speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina è stato anche raggirato il protocollo Antoci. I finanzieri di Enna ha dato esecuzione quindici ordinanze cautelari emesse dal gip del tribunale di Caltanissetta, nell’ambito di attività di indagine coordinate dalla dda di Caltanissetta ed eseguite dalla tenenza della guardia di finanza di Nicosia.

Si tratta di persone vicine alla cosiddetta mafia dei Nebrodi. Gli indagati sono accusati di turbata libertà degli incanti commesso con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi della forza intimidatrice della famiglia mafiosa della zona dei Nebrodi e di abuso d’ufficio.

Sono state portate in carcere sette persone: Sebastiano Foti Bellingambi, 48 anni di San Teodoro; Federica Pruiti, 40 anni di Bronte; Giuseppe Foti Belligambi, 46 anni di San Teodoro; Vita Cavallaro, 38 anni di Bronte; Anna Maria Di Marco, 41 anni di San Teodoro; Giovanni Foti Belligambi, 24 anni di Bronte; Angioletta Triscari Giacucco, 41 anni di Cesaro'.

Sono scattati gli arresti domiciliari per Salvatore Armeli Iapichino, 52 anni di Tortorici; Sebastiana Bevacqua, 73 anni di Tortorici;  Maria Cantali, 59 anni di Catania; Giuseppe Lupica Infirri, 64 anni di Tortorici; Santo Coma, 39 anni di Bronte; Salvatore Lupica Infirri, 38 anni di Sant'Agata di Militello; Silvestra Calderaro, 73 anni di San Teodoro. Mentre è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Antonio Consoli, 44 anni di Catania.

Gli inquirenti hanno scoperto una vasta infiltrazione della criminalità organizzata di stampo mafioso nell’aggiudicazione dei pascoli demaniali del Parco dei Nebrodi, con l’obiettivo di ottenere contributi comunitari nel corso degli anni per importi milionari. Le irregolarità rilevate fanno riferimento ad una gara pubblica, bandita nel 2015 dall’azienda speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina, per l’affidamento, con licitazione privata con il metodo delle offerte segrete di sedici lotti di terreni usati per il pascolo.

Gli indagati avrebbero ottenuto l’aggiudicazione dei pascoli con la presentazione di offerte segrete con aumento minimo rispetto a quelle fissate a base d’asta dall’azienda Silvo Pastorale di Troina.

Gli indagati, tutti imprenditori agricoli, con la connivenza del direttore pro-tempore dell’azienda Silvo-Pastorale, hanno di fatto monopolizzato le procedure negoziali, scoraggiando l’accesso alle stesse ad altre persone in regola, ricorrendo al metodo mafioso e alla forza intimidatrice. Dalle indagini è emerso inoltre che il direttore tecnico pro-tempore, Antonio Consoli, 44 anni, catanese, presidente pro tempore della Silvio pastorale per il quale è stato disposto l'obbligo di presentazione alla guardia di finanza nello svolgimento delle funzioni proprie dell’incarico, avrebbe favorito l’aggiudicazione dei lotti in gara a beneficio degli odierni indagati.

Consol , nonostante fosse in vigore il cosiddetto “protocollo Antoci”, richiedeva in ritardo, e solo dopo la stipula dei contratti, apposita informativa antimafia alla prefettura competente, la quale all’esito degli accertamenti, certificava attraverso l’emanazione di un interdittiva antimafia, l’appartenenza o la vicinanza degli indagati ad organizzazioni criminali di stampo mafioso. Una volta emanata l’interdittiva antimafia, il direttore tecnico pro-tempore avviava con ritardo le procedure per la rescissione dei pascoli. Grazie a questo ritardo gli indagati comunque la percezione illecita di contributi comunitari per importi pari a 3 milioni di euro.

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