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Sicurezza stradale: Asaps, situazione generale è preoccupante

"Gli obiettivi della riduzione dei morti sulle strade sembrano ormai irraggiungibili", con una "manutenzione carente da almeno 15 anni, il calo dei controlli con una diminuzione costante delle pattuglie, una allarmante e sistematica criminalizzazione di tutti i mezzi di controllo della velocità (perfino il tutor) e ora anche dell'etilometro, educazione stradale nelle scuole più sporadica e occasionale.
    Chi pensava che la sola legge sull'omicidio stradale potesse incidere sensibilmente sulle dinamiche della sinistrosità è andato deluso, ma non era questo lo scopo della norma, che perseguiva invece l'obiettivo di una maggiore giustizia e adeguatezza nelle condanne per gli omicidi della strada, obiettivo in parte raggiunto". E' il quadro tracciato dal presidente dell'Asaps (Associazione sostenitori Polstrada), Giordano Biserni, alla vigilia della Giornata mondiale della memoria delle vittime della strada.
    Nel decennio 2000-2010, rileva Biserni, "l'Italia si è solo avvicinata all'obiettivo Ue di abbassare la mortalità del 50%, fermandosi poco sopra al 40%. E anche per il decennio 2011-2020 la prospettiva di una riduzione di un altro 50% del numero delle vittime mortali sembra decisamente irraggiungibile. Il tasso di mortalità stradale tra il 2016 e il 2017 è passato in Italia da 54,2 a 55,8 morti per milione di abitanti, tornando al livelli del 2015, mentre in Europa è sceso da 52 a 49,7. Nel confronto europeo, tra il 2017 e il 2010 i decessi si sono ridotti del 19,9% a livello europeo e del 17,9% in Italia; in particolare nel 2017, con 1.681 morti, gli utenti vulnerabili (pedoni, ciclisti e motociclisti) hanno rappresentato circa il 50% delle vittime sulle strade". L'Asaps segnala anche il picco di mortalità per i bambini da 0 a 13 anni: "17 solo in luglio e agosto 2018, già 42 a fine ottobre. Furono 40 i bambini morti in tutto il 2017".
    La risposta della politica sui temi della sicurezza stradale è, per l'Asaps, "assolutamente inadeguata, a cominciare dalla riforma del Codice della strada in gestazione da oltre 5 anni senza risultato alcuno. Si è persa traccia anche della previsione della sospensione della patente alla prima violazione per uso del cellulare alla guida". (ANSA).
   

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