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Nations League, l'Italia non sfonda il muro del Portogallo: niente final four per gli azzurri

Ad un anno di distanza da uno dei momenti più drammatici del calcio italiano, il pareggio contro la Svezia e la conseguente esclusione dai Mondiali di Russia, l’Italia torna a San Siro. Uno stadio che, nonostante l’epilogo dello scorso inverno, porta bene agli Azzurri, che non perdono a Milano dal 1925 (sconfitta contro l’Ungheria per 2 a 1). Anche stavolta è un pareggio e anche stavolta segna la fine delle speranze in una competizione, la Nations League: sarà il Portogallo, nostro avversario odierno, ad andare alla Final Four.

Il Meazza si riempie di azzurro e di tricolore, ospitando 73mila spettatori - soprattutto famiglie e bambini -, che accolgono gli uomini di Mancini con una bellissima coreografia e con tanti applausi (fischi solo per Bonucci, ex milanista mai amato da questo stadio). Emozioni per Giorgio Chiellini, alla sua centesima presenza in Nazionale e premiato per questo all’ingresso delle squadre in campo dal neo presidente della Figc Gabriele Gravina, lui invece alla prima da numero uno uno del calcio italiano. Un esordio al quale l’ex presidente della Lega Pro ha voluto invitare anche due dei suoi predecessori come Carlo Tavecchio e Giancarlo Abete, presenti in tribuna d’onore. Sugli spalti anche il Ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini che non risparmia frecciate al presidente del Coni Giovanni Malagò.

Unico assente, Cristiano Ronaldo, che al freddo di Milano ha preferito una mini vacanza all’estero. Dopo l’inno portoghese (accompagnato da qualche fischio fuori luogo), le note di Fratelli d’Italia, cantate a squarciagola dagli undici di Mancini e da tutto lo stadio (tranne lo spicchio di terzo anello riservato ad un migliaio di rumorosi tifosi portoghesi). Al segnale dell’olandese Makkelie il via, con l’Italia subito arrembante a strappare applausi e il solo Bonucci a raccogliere fischi. Certo, niente a che vedere con quelli piovuti addosso a lui, come ai compagni Chiellini, Florenzi, Immobile e Jorginho, in occasione della "Caporetto" contro la Svezia di un anno fa. Intanto spunta uno striscione di concittadini di Roberto Mancini che recita "Grande Mancio, gli azzurri di Jesi sono con te", sperando sia di buon auspicio in vista della prima vittoria in patria con la Nazionale per l’ex allenatore di Inter e Manchester City. Dopo mezzora di buona Italia, si accende anche il Meazza, con gli spettatori dei tre anelli dello stadio che all’unisono accendono le luci del telefonino, creando un’atmosfera da "mille e una notte", con il sottofondo della colonna sonora dei Mondiali del 2006.

Con il passare dei minuti, gli Azzurri con le loro giocate e i portoghesi con le loro entrate troppo rudi, coinvolgono sempre più i 73mila di San Siro, mentre i fischi per Bonucci si trasformano in timidi applausi. Nella ripresa, complice anche l'ora sempre più tarda, un pubblico composto soprattutto da bambini abituati ad andare a dormire dopo una certa ora e un’Italia meno brillante rispetto al primo tempo, iniziano a vedersi anche molti sbadigli. Alla fine il risultato è lo stesso (0 a 0) di Italia-Svezia di un anno fa, qualche fischio c'è ancora, ma forse questa, non è la fine, ma solo l’inizio dell’avventura.

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