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Decreto fiscale, stop al condono: sanatoria solo su quanto già dichiarato

Il vertice a Palazzo Chigi

Cambia ancora il decreto fiscale. E con un vero e proprio colpo di scena arriva lo stop al condono. La già discussa dichiarazione integrativa, motivo di tensione tra Movimento 5 Stelle e Lega anche nella turbolenta fase di gestazione del provvedimento approvato ma poi rivisto e corretto in due distinti cdm, scomparirà dal testo, annullando di fatto l'operazione di condono fiscale cardine del dl, fortemente voluta dal partito di Matteo Salvini.

La decisione è stata presa nel corso di un vertice di governo serale a Palazzo Chigi, al termine del quale la maggioranza ha annunciato compatta "un pieno accordo" sulle modifiche da presentare e il vicepremier Luigi Di Maio si è detto "molto felice" dei risultati portati a casa. Allo stesso tempo però sul carcere per gli evasori, mantra dei pentastellati, è stato deciso di non intervenire subito, rimandando la questione ad un disegno di legge ad hoc.

La "dichiarazione integrativa speciale" prevista dal testo, risultato di una lunga trattativa tra Salvini e Di Maio, consentiva di dichiarare fino al 30% in più di quanto già comunicato al fisco, con un tetto massimo complessivo di 100 mila euro di imponibile per anno d'imposta su 5 anni (quindi teoricamente fino a 500 mila euro). L'obiettivo era quello di permettere di sanare Irpef, Irap, ritenute e contributi, non solo non versati ma anche non dichiarati, pagando solo una quota delle tasse dovute: il 20% anziché le relative aliquote (per l'Irpef, ad esempio, fino al 43%). Questa possibilità, che - riferiscono fonti di governo - non avrebbe portato un gettito significativo nelle casse dello Stato, sarà però ora esclusa e, dall'entrata in vigore della legge vera e propria sarà possibile regolarizzare solo quanto già dichiarato. Gli errori formali nelle dichiarazioni dei redditi potranno quindi essere corretti pagando 200 euro per ogni anno.

Resteranno invece in piedi le altre sanatorie, dalla rottamazione-ter alle liti fiscali. Così come rimarrà la norma sul saldo e stralcio ma solo delle minicartelle. La ben più vasta operazione sui debiti di maggiore entità, promossa dal sottosegretario Armando Siri, non compare infatti tra le novità dell'accordo che ingloba invece materie che con il fisco hanno poco a che fare.

Su spinta della Lega, arriverà una tassa dell'1,5% sui money transfer, così come entrerà nel decreto il rinnovo del bonus bebè, su cui si è personalmente impegnato il ministro della famiglia Lorenzo Fontana. Saranno detassate le sigarette elettroniche, mentre il Movimento 5 Stelle ha annunciato la detassazione dei "metri quadrati di ombra degli ombrelloni presenti negli stabilimenti balneari".

Dal vertice non sono emerse novità sulle Bcc, anche se il tema resta centrale. L'emendamento presentato dalla Lega verrà riformulato per limitarne in qualche modo la portata dopo l'allarme dei principali gruppi nazionali, a partire da Federcasse. La possibilità di ricorrere al sistema di tutela istituzionale dovrebbe essere garantita solo alla federazione dell'Alto Adige, lasciando inalterate le norme sull'adesione ai gruppi unici inserite nella riforma targata Pd.

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