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A bordo e 'dialogante', ecco il futuro della radio

All'inizio era così grande che dovevamo sistemarla nel bagagliaio. Poi è nato il transistor e si è spostata accanto a noi, quasi al volante. Ultimamente poi ha fatto passi da gigante e si è integrata con la rete. E chissà se domani potremo chiamarla ancora 'solo' autoradio. Proprio alla fedele compagna di tanti viaggi è dedicato oggi il convegno-evento C'era una volta l'autoradio.

Come cambia l'intrattenimento a bordo tra Dab+ e web, organizzato dalla Rai nelle storiche sale di Via Asiago, alla vigilia di quel cambiamento 'epocale' del gennaio 2020, quando, per legge, tutti i nuovi apparecchi in vendita dovranno essere digitali. Al tavolo, protagonisti, editori, produttori e operatori del settore radio e auto a confronto, con tanto di nuovi fiammanti bolidi in mostra in strada. "Come Rai e Radio Rai - esordisce il padrone di casa, l'amministratore delegato Rai Fabrizio Salini - sentiamo la responsabilità. Sappiamo che dobbiamo essere noi a creare le condizioni per un cambio di passo". E lancia subito un appello. "Proprio ieri il Parlamento Europeo ha dato un segnale forte, approvando il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche che impone a tutte le nuove autoradio di essere in grado di ricevere la radio digitale terrestre. Come Rai, e spero di avere il conforto degli altri partner, chiediamo alle istituzioni di inserire sin da subito l'adozione della radio digitale Dab+, Ip o ibrida, di serie su tutte le auto nuove. Sarebbe un'ottima notizia per un settore così strategico".

Ma com'è la situazione della radio digitale in Italia? "Far decollare le cose non è semplice, ma sulla radio ci sono meno scontri che in altri settori - racconta il presidente Confindustria Radio Tv, Franco Siddi - In Italia ci sono 3 milioni e 600 mila apparecchi radio digitali venduti. Il 46% delle auto ha la radio Dab. Teoricamente l'80% del paese è coperto, come il 95% dei 6.500 chilometri di autostrade. A luglio 2018 erano già 250 i programmi creati appositamente. Ma c'è da completare la pianficazione dei bacini: ce ne sono 16 su 39".

"La radio è il più antico ma si avvia ad essere anche il più moderno dei mezzi - dice il presidente dell'Agcom, Angelo Marcello Cardani - Nella legge di bilancio non manca nulla, ora si tratta solo di 'suonare'". Quanto alla pianficazione dei bacini, "non sono tempi lunghi, diciamo 6 mesi e dovrebbe essere completata". Non solo programmi e note, però. Se le migliorie tecniche sono tali che "chi l'ascolta una volta non torna più indietro", la radio e soprattutto l'autoradio digitale del futuro potrà fare molto altro. "In Italia esistono 44 milioni di veicoli - considera il direttore centrale della Polizia Stradale, Roberto Sgalla - L'obiettivo è rendere sempre più dialogante l'autoradio, con gli altri sensori, con le infrastrutture e le istituzioni. Il mio sogno, ad esempio, è non avere più pattuglie lungo il percorso, ma una pattuglia digitale che comunichi con gli automobilisti". Ma si può correre incontro al futuro, magari anticipando l'obbligatorietà del 2020? "Nei passaggi bisogna fare attenzione che sia tutto pronto - risponde il sottosegretario allo Sviluppo economico, Andrea Cioffi - Un'anticipazione tecnologica è bene farla quando l'industria è pronta a produrre. Altrimenti, potremmo teoricamente avvantaggiare altri paesi. Bisogna fare una verifica precisa per essere sicuri. Ci stiamo lavorando. Se poi l'industria è pronta allora, forse, quella data del 2020 si può accorciare".

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