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Pif: “L’Ars? È come il Senato, ma solo quando conviene”

Pierfrancesco Diliberto Pif

Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato / Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato / Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato. È da anni che sentiamo questa frase ogni qual volta ci si scandalizza dei costi del Parlamento siciliano o dell’ammontare dello stipendio di uno dei suoi parlamentari. Si conosce anche la data esatta di quando si è incominciato ad equiparare: il 26 novembre 1948.

Fra pochi giorni festeggeremo i 70 anni de «Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato», con l'implicito ragionamento: noi non possiamo fare nulla, anche se volessimo. Come se fossero condannati da un disegno diabolico che li costringe ad essere equiparati ai generosi trattamenti del Senato.

Nonostante questo, si fa sempre fatica a capire come sia possibile, ad esempio, che i familiari di Natale Cacciola, deputato eletto tra le file del Partito Monarchico nel 1947, oggi percepiscano 2.000 euro al mese di vitalizio. O come sia possibile che l'ex deputato Salvatore Caltagirone prenda dal 1996 un vitalizio di 3.000 euro, nonostante abbia partecipato a sole cinque sedute. O come sia immaginabile che il signor Franco Bisignano, primo dei non eletti del suo partito nell’elezione del ’76 , faccia causa al primo degli eletti e vincendola ottenga un vitalizio di 1.800 euro al mese dalla Regione Sicilia. Nonostante non sia mai stato deputato. Nel caso in cui gli scandali passano i limiti, ecco tirare fuori l’immancabile variante: «E allora perché non ve la prendete anche con il Senato?».

Spesso segue la teoria complottista secondo la quale si vuole affossare, offendere e diffamare la Sicilia al fine di avvantaggiare non si sa quale altra entità. Sia ben chiaro, non credo che un rappresentante delle istituzioni debba lavorare nelle stesse condizioni di un privato cittadino. Per intenderci: se il ministro del Lavoro parte per la Cina per fare gli interessi del Paese, che prenda pure la business! Più arriva riposato, meglio lavorerà in Cina e più avvantaggerà gli italiani. Se poi vuole andare in economy, apprezzo il gesto, ma non credo sia costretto a farlo. Dovremmo trovare, però, una via di mezzo.

Ma arriviamo al punto. Nel 2012 è stato abolito il vitalizio ai senatori. Circa un mese fa un nuovo gesto di equità: è stato introdotto il calcolo contributivo e tagliato il vitalizio anche per chi era stato eletto prima del 2012. I senatori prenderanno una pensione proporzionale a ciò che hanno versato. Come i normali cittadini e come è giusto che sia (c’era qualche senatore che prendeva anche cinque volte più di quello che aveva versato). La Sicilia spende 1,5 milioni al mese di vitalizi. Ci si aspettava che anche i deputati siciliani, forzati dal regolamento, si adeguassero e non si opponessero ai tagli, visto che «Il Parlamento siciliano è equiparato al Senato», ma noi siamo a «Statuto Speciale». E specializzati a fare quello che vogliamo. Così la prima reazione dei nostri deputati è stata subito: «Potrebbe essere incostituzionale». Ma regge poco: loro sono equiparati al Senato. Se lo fa il Senato, lo possono fare anche loro. Se venisse considerato incostituzionale al Senato, prenderebbero i provvedimenti che prenderebbe il Senato.

Seconda reazione: grida di dolore per gli anziani deputati che, magari a 90 anni, si vedrebbero ridotto il vitalizio (ma ringrazia che lo hai preso per tutto questo tempo!), alle quali si potrebbero unire, immagino, anche quelle dei discendenti dei deputati che continuano a prendere il vitalizio in quanto «figli del loro padre».

Io però non mi voglio rivolgere ai politici che ricevono il vitalizio, ma a noi, i siciliani. È arrivato il momento di prendere posizione. Di renderci conto che se rimaniamo immobili in queste situazioni, dobbiamo anche smetterla di lamentarci. Non c’è nessun destino cinico e baro che ci condanna ad avere questa classe politica o a vivere in questo modo. Noi saremo il popolo del Gattopardo fino a quando lo vorremo noi. Non è solo una questione economica o di equità sociale, ma anche di principio. Perché è a causa di questo atteggiamento, loro e nostro, che bisogna andare via dalla Sicilia per trovare lavoro. È a causa del loro e del nostro atteggiamento che per curarci dobbiamo spostarci al Nord. È per il loro e nostro atteggiamento che, pur vivendo su una miniera d’oro, siamo tra le regioni più povere dell'Europa. È a causa del loro e nostro atteggiamento se la mafia continua ad esistere. Anche se si trattasse solo di poche migliaia di euro di risparmio, ma in questo caso in realtà parliamo di milioni, sarebbero comunque soldi utili per contribuire a riempire altri capitoli di spesa. Un buon padre di famiglia farebbe così.

Chiedetelo ai disabili siciliani e ai loro familiari. Ogni volta che protestano per avere assistenza, si sentono dire che non ci sono soldi. Quella loro sì che è, di sicuro, una situazione incostituzionale. Smettiamola di considerarci non-colpevoli per la vita che facciamo, perché se siamo arrivati a questa situazione è anche colpa nostra, perché abbiamo permesso a una gran parte della classe politica di portarci al «default» economico e, direi, anche a quello morale. Noi siamo vittime e carnefici. Sento lanciare grida di dolore per il vitalizio del deputato novantenne, non ricordo grida di dolore, con lo stesso «pathos», per i disabili. Oggi, all’Ars, devono discutere del taglio dei vitalizi e del loro ricalcolo.

Facciamo capire loro che per noi siciliani è una cosa importante, e che la credibilità dello Stato passa anche attraverso queste cose, visto che, nel frattempo, qualche politico ha anche trovato una soluzione. È il deputato Alessandro Aricó. Personalmente lo metterei al posto della statua del Genio di Palermo. Per uscire da questa fastidiosa questione del taglio dei vitalizi, visto che il Parlamento siciliano è equiparato al Senato, ecco la sua soluzione: «L’agganciamento al Senato? Abbiamo presentato un ddl per abolirlo». Decidiamo: vittime o carnefici? A noi la scelta.

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