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Si scaldano i motori per le Olimpiadi delle auto autonome

Mini taxi guidati dall'intelligenza artificiale e accompagnati dalla loro mascotte, una paperella gialla, scaldano i motori in vista delle olimpiadi delle auto autonome chiamate Ai-Do, acronimo che sta per Artificial Intelligence Driving Olympics. In onore delle mascotte, la pista sulla quale si svolgono si chiama Duckietown e l'idea della gara si deve ai ricercatori italiani Emilio Frazzoli, Andrea Censi, Jacopo Tani, del Politecnico di Zurigo.

La finale è ormai alle porte: è prevista il 7 dicembre a Montreal, nell'ambito della più importante conferenza sull'apprendimento automatico e in programma a Montreal, e la sfida in corso è per chi di qualificherà. L'obiettivo è stimolare la "ricerca in intelligenza artificiale in un contesto fisico e interattivo, nel quale l'intelligenza ha un corpo che interagisce con il mondo fisico", ha detto Frazzoli all'ANSA. Anche la scelta della paperella come mascotte "è una maniera spiritosa per rendere un progetto di robotica più accessibile e meno austero e, sostanzialmente, per raggiungere un pubblico più vasto, che potrebbe non essere interessato ad applicazioni più serie o noiose".

E' stata pensata in quest'ottica anche la pista di Duckietown, basata su una piattaforma messa a punto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) e sviluppata ulteriormente dal Politecnico di Zurigo. La pista rappresenta una minuscola città, con mini taxi a guida autonoma equipaggiati con un computer, fotocamera e Led, che sfrecciano trasportando le paperelle. Ognuno di essi deve guidare restando nella sua corsia, riconoscendo gli ostacoli ed evitandoli. Vince la squadra che riesce a a gestire la sua flotta di taxi commettendo il minor numero di errori.

Duckietown, la pista delle Olimpiadi delle auto autonome (fonte: ETH Zurich/ Alessandro Della Bella)

 

"Si può pensare a Duckietown come una palestra per sviluppare e praticare certe abilità e considerare Ai-Do un evento sportivo in cui ci si può confrontare con altri appassionati atleti/ricercatori", ha rilevato Frazzoli. "Così - ha proseguito - speriamo di incoraggiare nuovi giovani (e meno giovani) talenti ad apportare il loro contributo allo sviluppo di una delle tecnologie più promettenti di questi anni".

Oltre al Politecnico di Zurigo, partecipano al progetto l'università di Montréal, il Toyota Technological Institute di Chicago e il Georgia Institute of Technology, la cinese Tsinghua University, la National Chiao Tung University di Taiwan, il servizio di cloud computing Amazon Web Services e nuTonomy, uno sviluppatore di taxi a guida autonoma di Singapore.

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