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Smog, rifiuti e trasporto pubblico: Catania, Palermo e Agrigento le città meno virtuose d'Italia

Rifiuti abbandonati nella periferia di Palermo

Centoquattro città d'Italia sotto la lente d'ingrandimento di Legambiente che ha tracciato il report annuale "Ecosistema Urbano 2018". Tra queste, in ultimissima posizione, ci sono ben 5 città siciliane: dalla 97esima posizione in giù si piazzano Trapani, Siracusa, Palermo, Agrigento e Catania. Ma quali sono i parametri presi in considerazione annualmente dall'associazione?

Lo studio analizza 16 indicatori tra cui l'offerta del trasporto pubblico, la raccolta differenziata, la presenza di isole pedonali, l'inquinamento, la gestione idrica, i trasporti e le piste ciclabili. Secondo Legambiente la migliore perfomance annuale è quella registrata da Mantova, Parma, Bolzano, Trento e Cosenza. Tra le città del nord e del centro Italia che non si piazzano bene anche Torino (78esimo posto) e Roma (87esimo posto).

Tra le città siciliane fa meglio solo Caltanissetta  - che scende di 4 punti rispetto al 2016 - e Enna che acquista 21 posizioni rispetto all'anno scorso perdendone però 37 se si legge la classifica del 2016. Immobilismo totale nel caso del capoluogo, Palermo, che quest'anno si piazza alla 100esima posizione, con un +1 rispetto al 2017, +2 posti rispetto al 2016 ma peggiorando di qualche posizione rispetto al 2014. Nel capoluogo migliora la percentuale della differenziata, ma peggiora il numero di rifiuti prodotti. Si fa meno bene nel settore del trasporto pubblico, mentre acquista punti l'indicatore che analizza il numero di piste ciclabili presenti in città.

Catania fa da fanalino di coda con il suo 104esimo e ultimo posto, oscillando negli ultimi 5 anni tra le ultime posizioni e non dimostrando alcun miglioramento.

Secondo Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, molti dei miglioramenti in termini green sono avvenuti grazie a multe comunitarie e a condanne arrivate dall'Unione Europea. Ciafani si augura che in Italia si venga a creare una sinergia e strategia nazionale all'avanguardia, senza che ci sia bisogno di strigliate da parte dell'UE.

"Su alcuni fronti le politiche ambientali nelle nostre città migliorano anche in modo inaspettato, come nel caso dei rifiuti e dell’economia circolare, su altri, ancora troppi, c’è molto da lavorare - ha commentato Ciafani -. Spesso è stata l’Europa a costringerci a darci da fare e a spingerci verso buone politiche ambientali. Se Milano ha inaugurato il suo primo depuratore 15 anni fa è grazie alla condanna europea. Se Roma 5 anni fa ha chiuso finalmente la discarica di Malagrotta, lo dobbiamo alle multe comunitarie. Il nostro auspicio però è che nel futuro non ci sia più bisogno di condanne alla Corte di giustizia europea ma che si possa contare su una strategia nazionale all’avanguardia, come fatto ad esempio sulle leggi italiane per la lotta all’inquinamento da plastica, più volte copiate nella UE. Speriamo che questo possa avvenire non solo per le politiche urbane ma per tutte quelle ambientali del nostro Paese”.

 

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