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Maltempo nella Sicilia orientale, distrutte le coltivazioni. Coldiretti: disastro annunciato

Incuria del territorio e cambiamenti climatici repentini. Sono questi gli ingredienti di un disastro che per la Coldiretti Sicilia era già preannunciato.
Il giorno dopo dell'ondata di maltempo che ha investito la Sicilia orientale si contano i danni. Perdite per milioni di euro alle coltivazioni e alle infrastrutture nelle campagne, anche se è ancora presto per una stima esatta.

Da un primo sopralluogo il bilancio è drammatico, con chilometri di agrumi e ortaggi sommersi dall'acqua, muri di contenimento ceduti, torrenti e fiumi straripati. In molte aziende è andato perduto il 100 per cento di agrumi, così come di ortaggi.

Il presidente della Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri, punta il dito sulla gestione del territorio. "È vero che il clima è cambiato e ieri sono piovuti 230 millimetri d’acqua in tre ore per un quantitativo pari al 50% della pioggia annuale in alcune zone. Ma è vero anche che sono anche esondati quattro fiumi e questo non è accettabile. La Sicilia è una regione d'Italia e d'Europa ma per la cura del territorio è a livelli da terzo mondo".

Secondo Ferreri, era tutto prevedibile: "Molti imprenditori agricoli erano a conoscenza del fatto che i canali erano pieni di spazzatura e sporcizia - precisa Ferreri -. Esistono enti come il Genio civile e i Consorzi di Bonifica che sono deputati alla pulizia e manutenzione del territorio. Non dobbiamo scordare che se in  un terreno privato passa un canale il privato non lo può pulire".

Si passa da un'emergenza di carenza d'acqua nella stagione estiva e un'esondazione di fiumi e torrenti. "L'acqua che ieri è tracimata dai corsi d'acqua è andata persa, non una goccia è stata conservata per la stagione estiva - continua Ferreri -. Bisogna fare delle riforme al più presto per evitare danni gravissimi come quelli degli scorsi giorni".

Danni per milioni di euro, anche se le stime esatte arriveranno in un secondo momento. "Basti pensare anche agli investimenti necessari per rimettere in campo i nuovi impianti spazzati via dalla forza dell'acqua per comprenderne l'entità - spiega Ferreri -. Il dissesto idrogeologico è una tragedia sotto gli occhi di tutti che deve essere aggredita subito, prima che altri fenomeni atmosferici danneggino ancora di più il territorio. Molte aziende di Catania e Siracusa sono in ginocchio - aggiunge - c'è chi ha perduto anche il 100 per cento della produzione chi fa i conti con i danni strutturali che si presenteranno tra qualche tempo. Il punto è che tutto questo avviene perché non c'è manutenzione e regna un clima di totale confusione. In alcune parti da oltre mezzo secolo non vengono sistemati gli argini, ci sono aziende che non possono essere raggiunte se non con mezzi adeguati e tutto questo mentre i cambiamenti climatici sono ormai una priorità assoluta".

Intanto, l'assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone si è recato in ricognizione nei paesi colpiti dall’alluvione della scorsa notte. Già ieri in mattinata i tecnici dell’assessorato avevano compiuto dei sopralluoghi a Scordia, Lentini, Militello. Anche le unità della Protezione civile regionale si sono recate a Palagonia, Mineo e Ramacca. L’assessore è stato accompagnato dagli amministratori locali per una prima verifica sul campo dei danni dovuti al grave nubifragio e per concordare i primi interventi a sostegno delle comunità.

È già allo studio del governo Musumeci la dichiarazione dello stato di emergenza ma anche, per dare sostegno al comparto agricolo, dello stato di calamità. "Per quanto ci riguarda non trascureremo nulla, ma metteremo in campo ogni utile azione, anche col Governo nazionale, per dare attuazione a tutti gli interventi necessari - conclude Falcone - L’obiettivo del governo Musumeci è di non lasciare nessuno da solo".

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