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Italia a un passo dal precipizio

Ogni anno, tra i tanti, viene assegnato il Premio Attila a chi si è distinto per capacità... distruttiva. In un Paese come l’Italia c'è sempre l'imbarazzo della scelta, perché sui temi dell'ambiente si fa poco e male. A chi andrà il prossimo? Ci permettiamo di suggerire, in via del tutto eccezionale, il Governo gialloverde, quello delle parole in libertà, delle “manine” e dei “complottoni”, del decreto Genova e della Tav sì e no.

Il Governo della incontinenza, anche comportamentale. Il Governo che in un paio di mesi è riuscito a distruggere i risparmi degli italiani. Non ci credete? Titoli di Stato e azioni a parte, quanti milioni di italiani pagano un mutuo casa a tasso variabile? Quante aziende hanno esposizioni bancarie? Il conto arriverà presto, giusto per capire che questa politica non crea squilibri sui mercati, ma alle nostre tasche.

Gli “gnomi della finanza”, semmai, ringraziano per le dritte fornite dai bla bla bla di chi è al comando. Ricordate quando i ministri Salvini e Savona dichiararono che avrebbero reagito se lo spread tra Italia e Germania fosse arrivato a 400? Ci siamo quasi – ieri per alcune ore ha sfondato i 340 – e gli investitori hanno tratto una conclusione ovvia: per altri 60 punti si può continuare a scommettere contro i Btp italiani, senza paura di bruciarsi le mani. Altri miliardi andati in fumo, a parte la credibilità arrivata allo zero assoluto.

Cosa manca ancora per finire al tappeto? La mitica agenzia di rating Moody's proprio ieri a tarda serata ha “degradato” l’Italia da Baa2 a Baa3 e tra qualche giorno anche l’altrettanto mitica Standard & Poor's potrebbe declassare il debito tricolore. Non ci interessa? Chiacchiere senza senso? Siamo davvero vicini al livello “spazzatura”, che imporrebbe a tutti i grandi fondi, alle banche e alla stessa Bce l’abbandono di titoli e obbligazioni italiani, innescando vendite forzate e immediate per miliardi di euro. C’è bisogno di aggiungere altro per capire che siamo a un passo dal precipizio? Il Governo Berlusconi, per molto meno, dovette lasciare il passo al professore Monti. E furono lacrime e sangue.

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