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Oncologi, le terapie complementari solo sotto il controllo medico

di Manuela Correra - MONACO - Supplementi vitaminici, integratori di minerali, prodotti omeopatici o a base di erbe, agopuntura, yoga, cambiamenti nel regime alimentare. Sono tante le cosiddette terapie complementari o alternative alle quali molti pazienti oncologici spesso ricorrono per trovare sollievo o miglioramento alla propria condizione. In troppi, però, non sanno che nonostante tali trattamenti siano in vari casi definiti 'naturali', possono comunque avere effetti collaterali e influenzare l'efficacia dei farmaci anti-cancro. A mettere in guardia dai rischi sono gli oncologi che, dal congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo), avvertono come le terapie complementari siano utilizzate da circa un paziente su 2 prima e durante i trattamenti oncologici.
    A segnalare il fenomeno due studi presentati all'Esmo 2018.
    Il primo, dello University Hospital Mannheim in Germania, ha indagato sul ricorso alle terapie non convenzionali in un campione di 152 pazienti con sarcoma, evidenziando che ben il 51% aveva utilizzato tali metodi nel corso della vita ed il 15% vi aveva fatto ricorso solo nel periodo della malattia.
    Nonostante "la popolarità di tali metodi - rileva il primo autore dello studio Peter Hohenberger - manca però tra i pazienti un'informazione chiara in merito ai loro effetti collaterali ed alla potenziale interazione con i farmaci anti-cancro: nello studio il 60% dei pazienti riconosceva di non avere informazioni sufficienti ma non si mostrava preoccupato per i potenziali rischi". Quanto alla fonte dell'informazione, solo il 7% aveva chiesto delucidazioni al proprio oncologo, mentre il 43% dei pazienti si era informato su Internet ed il 15% da amici. Un secondo studio della University Paris Descartes ha invece considerato un campione di 202 pazienti con sarcoma sottoposti a chemioterapia nell'arco di tempo 2014-2018, evidenziando come interazioni tra farmaci si siano verificate nel 18% dei casi e, tra questi, il 29% era associato a terapie complementari o alternative. Tali interazioni, avvertono gli oncologi, sono rischiose perché possono determinare tossicità o una perdita di efficacia dei trattamenti anti-cancro. Ad ogni modo, in relazione ad esempio alle pazienti con cancro al seno, vari studi hanno evidenziato come benefici derivino invece dall'attività fisica, ipnosi, programmi anti-stress, yoga e agopuntura, mentre l'uso di supplementi antiossidanti, erbe, minerali, ozono e ossigeno-terapia e alte dosi di vitamine "non è raccomandato in quanto - avvertono gli esperti - associato ad effetti negativi o a nessun beneficio". Il punto è che queste terapie complementari, sottolinea il presidente eletto dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Giordano Beretta, "sono spesso basate sull'empirismo e non c'è alcuna evidenza scientifica della loro efficacia. Inoltre, spesso i pazienti vi ricorrono senza dirlo al proprio oncologo, ma il rischio è appunto che tali terapie possano in alcuni casi ridurre l'efficacia e l'attività dei farmaci oncologici che il paziente prende". Né bisogna credere che tutti i prodotti naturali siano sicuri: "ad esempio il succo di pompelmo, nel caso di pazienti oncologici, può avere pesanti interferenze con alcuni farmaci, mentre l'aloe vera oggi così di moda - afferma Beretta - può dare tossicità epatica". Insomma, conclude l'esperto, "il consiglio è di fare molta attenzione e di parlare sempre col proprio oncologo prima di assumere trattamenti che, in alcuni casi, sono innocui solo apparentemente". 
   

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