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Approvati manovra e decreto fiscale
Pensioni: da febbraio via alla quota 100

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Il Consiglio dei ministri ha approvato la legge di bilancio per il 2019. In serata, dopo tre vertici nel giro di ventiquattrore, la manovra da 37 miliardi è stata approvata in seguito all'intesa che M5S e Lega avevano siglato su pensioni e fisco. «Il governo ha approvato il decreto fiscale e il decreto semplificazione» ha detto il premier, Giuseppe Conte, precisando che il Draft Budgetary Plan sarà inviato a Bruxelles «entro le 24, come previsto».

Nonostante il caos e i litigi, che hanno portato Luigi Di Maio a disertare la prima riunione della giornata, a sera gli alleati festeggiano, almeno a parole: «Questa non è una semplice manovra - scrive il leader 5S - è un Nuovo Contratto Sociale che lo Stato stipula con i cittadini»; promesse «mantenute» con «gradualità e coraggio», fa eco Matteo Salvini che a Cdm in corso posta anche un selfie per esprimere tutta la sua soddisfazione.

Gli alleati gialloverdi trattano per tutto il giorno per poi ritrovarsi a cedere, ciascuno, un pò di terreno: il taglio
delle pensioni d’oro, rilanciato con la gran cassa dal leader 5S e che invece incontra scetticismo fra i leghisti, non sarà contenuto in un decreto legge (dunque non entrerà subito in vigore e non sfrutterà una corsia preferenziale durante l’esame alle Camere) bensì sarà inserito nella manovra facendo «incassare allo Stato un miliardo in tre anni» mentre la riforma della legge Fornero, cavallo di battaglia soprattutto di Matteo Salvini, partirà già da febbraio e non più da aprile come era stato concordato la scorsa settimana.

Su tutto, l’oggetto della discordia, la cosiddetta pace fiscale. Bisognerà attendere i dettagli per capire l’esatta portata della misura ma, secondo quanto fanno sapere fonti vicine a Luigi Di Maio, sarà prevista la «possibilità di integrare la dichiarazione dei redditi fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme già dichiarate con un tetto massimo di 100.000 euro». E poco dopo dalla Lega fanno sapere che «la tassazione sul maggiore imponibile Irpef dichiarato nei 5 anni precedenti sarà del 20%», fermo restando la soglia.

I 5S fanno buon viso a cattivo gioco e rivendicano di aver messo in campo norme per «aiutare chi non ce la fa con le cartelle Equitalia» nonché di aver fissato tanti paletti da rendere la misura relativamente appetibile. Sempre in tema fiscale, confermata la sanatoria anche per liti e cartelle con l'obiettivo di ridurre, dicono sempre dal governo, «moltissimo il contenzioso in Cassazione». A testimoniare la coerenza con la linea di sempre, intransigente contro chi punta a guadagnare in 'nero', viene confermato il carcere contro chi evade. «Niente  salvacondotti», assicura più volte proprio Di Maio.

Il leader pentastellato a Cdm ancora in corso in un post arriva anche a citare Roosvelt: «L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura - scrive in un post - è la paura stessa». L’accordo, che è ancora comunque da scrivere e che in Parlamento potrebbe essere oggetto di nuovi ritocchi, prevede anche il via libera ad un nuovo ulteriore decreto legge: una sorta di omnibus, che va da norme per garantire una Rc auto «equa» a una una norma sui commissariamenti della sanità per non «avere più casi De Luca», passando per lo stop ai pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la Pubblica amministrazione e che prevede anche di tagliare «scartoffie e leggi inutili» garantendo «oltre 100 adempimenti in meno per le imprese».

Ma nella manovra del «cambiamento» c'è spazio anche per gli aumenti di tasse ma «solo», precisano fonti leghiste, su «banche e assicurazioni». E arrivano anche i tagli sul fronte dell’immigrazione: nei prossimi tre anni, la sforbiciata sarà  di un miliardo e 300 milioni. Risorse che Salvini è pronto a utilizzare proprio per dare soddisfazione al contratto di governo: «Io da ministro dell’Interno - diceva già di buon mattino - un miliardo lo metto a disposizione cash». Spazio infine alle risorse anche per famiglie, con 100 milioni ad hoc.

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