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Regionali al lavoro nelle dighe, scelti i primi 27 da trasferire: ma è protesta

Diga Castello

A luglio era arrivato lo stop del governo sul trasferimento di 150 dipendenti regionali alle dighe. Una soluzione che era stata ritenuta condivisa tra l'amministrazione e i sindacati maggioritari, dopo un duro scontro sul tema della mobilità.

A distanza di circa tre mesi i trasferimenti sono in arrivo, anche se su base volontaria, e i sindacati sono di nuovo sul piede di guerra contestando i criteri della selezione. Secondo quanto si legge in un comunicato di Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl, le prime unità di personale sarebbero state individuate. Ma "senza criteri trasparenti, senza graduatorie, in una maniera che rischia di essere fortemente discrezionale", protestano i sindacati.

La richiesta dunque è quella di fermare la mobilità e convocare un tavolo “al fine di definire una trasparente e logica assegnazione del personale”.

 

Ma facciamo un passo indietro. La scorsa estate, in pieno luglio, la Regione era andata alla ricerca di 150 regionali da trasferire alle dighe per il servizio di guardiania. Un interpello che però aveva provocato il malumore dei sindacati fino allo stop, dopo un confronto con l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Bernadette Grasso.

Ora i sindacati autonomi tornano ad alzare la voce per l'esistenza di un elenco di personale da trasferire costituito da 12 dipendenti che hanno aderito volontariamente, 6 segnalati da dipartimento Lavoro e 9 dal dipartimento Infrastrutture. “Abbiamo chiesto ai dipartimenti cedenti e alla Funzione pubblica – scrivono - quali siano i criteri adottati per la segnalazione del personale da trasferire e se tali criteri siano stati concordati e applicati in modo omogeneo nei dipartimenti, o come temiamo senza alcun criterio. E non avendo certezza del percorso seguito nutriamo dubbi sulla legittimità di tale individuazione del personale. Per altro non ci risulta alcuna graduatoria del personale interessato che possa chiarire il metodo adottato nella scelta, lasciando così forti rischi di discrezionalità”.

In sostanza chiedono ora una verifica delle graduatorie, contestando il mancato utilizzo del personale Resais ed Esa. "Chiediamo un chiarimento sul ruolo e sulle funzioni che detto personale andrebbe a svolgere - concludono Cobas-Codir, Sadirs, Siad e Ugl -, se sono previste visite mediche per attestare l’idoneità a svolgere le funzioni previste e corsi di formazione per un corretto svolgimento del lavoro”.

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