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Di Maio contro i media e contro le opposizioni: "Sullo spread fanno terrorismo"

Luigi Di Maio

Questa volta nel mirino di Luigi Di Maio non ci finiscono i burocrati né l’Europa ma le opposizioni,   Pd in testa, e i principali giornali italiani che fanno del   "terrorismo mediatico» con l’obiettivo di «far schizzare lo spread» e causare «un colpo di stato finanziario».

Il palcoscenico per il nuovo affondo è il blog delle stelle dove il   vicepremier, e leader 5S, pubblica un post dall’eloquente titolo  "I nemici dell’Italia". Per il partito democratico replica l’ex   segretario Matteo Renzi, che bolla come «cialtronaggine"   l'atteggiamento del leader pentastellato: «il terrorismo - dice   - è quello dei brigatisti e degli estremisti».   Alla vigilia di un lunedì che in molti temono   particolarmente turbolento sui mercati, il governo scende in   campo a difesa della scelta di innalzare fino al 2,4% il deficit cercando di spiegare le ragioni del nuovo corso e di convincere   sull'importanza del fattore "crescita". S

ui principali   quotidiani nazionali, gli stessi criticati via web da Di Maio, il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Giovanni   Tria e il sottosegretario Giancarlo Giorgetti cercano di   rassicurare sulla tenuta dei conti e in particolare sulla   sostenibilità del debito, che appena ieri il presidente della   Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato essere, insieme   all’equilibrio di bilancio, uno dei pilastri fondamentali della   convivenza civile.

Il premier Conte rivendica il primato della politica ma torna   a ribadire di non volere «vertenze con l’Ue» e di cercare   piuttosto il dialogo con Bruxelles. Che quando avrà letto le   carte - sostiene Tria - è plausibile emetta un verdetto meno   negativo di quanto si tema in questi primi momenti. E tanto per   togliere dal tavolo un altro elemento di instabilità, il   titolare di via XX Settembre assicura di essere saldo al proprio  posto alla guida del Tesoro. Certo, spiega il sottosegretario   alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che sta   mostrando un’anima da mediatore, i numeri della manovra non sono   scritti sulla pietra e quindi, se dovesse essere necessario,   possono essere oggetto di revisione e correzioni prima   dell’approvazione definitiva della legge di bilancio. Ora i   riflettori, spiega comunque Tria, sono puntati sui contenuti e   la loro qualità, a partire dalla scommessa sugli investimenti   che viene considerata fondamentale sul fronte dello stimolo   all’economia. E che già domani, annuncia Conte, vedrà la cabina   di regia riunirsi per la prima volta a Palazzo Chigi.

Aperture che vanno dunque a sovrapporsi alla linea più   aggressiva dei due leader dell’alleanza gialloverde. Matteo   Salvini rivendica le scelte fatte e promette che si andrà «fino   in fondo e lo spread ce lo mangiamo a colazione». Anche perchè,  dice Di Maio, il progetto messo in campo dal governo non solo   non pesa sulle spalle dei giovani ma rappresenta proprio per   loro una nuova «chance» dopo anni di immobilismo. Tutte ragioni   per far dire ad un altro esponente di maggioranza e ministro dei  Rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, di non aver  "alcun timore» che il Quirinale possa non firmare la prima   manovra giallo-verde.

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