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Aquarius, ancora a bordo i 58 migranti. Medici senza Frontiere: "Intimidazione ai paesi del terzo mondo"

I 58 migranti a bordo della nave Aquarius, gestita dalle ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere, sono ancora sull'imbarcazione nelle acque internazionali al largo di Malta, «in attesa di poter essere trasferiti in un luogo sicuro». Lo rende noto la stessa Sos Mediterranee.

E’ di quattro giorni fa, il 25 settembre, l'accordo raggiunto tra cinque Paesi europei in base al quale i 58 dovrebbero essere portati a Malta e poi ridistribuiti tra Francia, Germania, Spagna e Portogallo. Due giorni fa le due ong avevano motivato con le cattive condizioni meteorologiche il ritardo nell’operazione di sbarco.

Nel caso dell’Aquarius c'erano stati momenti di tensione, e ci sono tutt'ora, tra molti rappresentanti dell'Ue e dell'Italia, che aveva bloccato lo sbarco dei migranti.  «Non è l'Europa che ha bloccato le cose, ma come al solito l’Italia. Risultato: gli europei, vale a dire i maltesi, gli austriaci, i tedeschi, gli spagnoli, i portoghesi, i francesi...ci siamo messi tutti insieme, a lavorare e a cooperare per giungere a una soluzione», ha detto nei giorni scorsi il  portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux, sottolineando che «è questa la migliore risposta a chi pensa che i problemi si risolvono in un solo Paese, all’interno delle proprie frontiere. Certo, serve tempo e metodo, ma è il miglior modo di farlo». Il ministro degli Interni Matteo Salvini ha ribadito, già nei giorni scorsi, di non accettare lezioni e moralismi dalla Francia (Macron in particolari) e dai "buonisti della sinistra"

«E' in atto una campagna di diffamazione delle organizzazioni umanitarie che si basa su menzogne, intimidazioni a Paesi terzi, su un tentativo di criminalizzare la solidarietà. Siamo stanchi. E’ arrivato il momento di dire come stanno le cose»,  ha affermato la presidente di Medici Senza Frontiere, Claudia Lodesani, in una conferenza stampa sulla nave Aquarius, con i rappresentanti di Sos Mediterranee. «Siamo accusati di essere vicescafisti, ma in realtà forse sono le politiche europee, che non pensano a ripristinare canali legali, ad alimentare il problema», ha aggiunto. Lodesani ha spiegato che i morti nel Mediterraneo sono 1260 da inizio anno: "la mortalità è aumentata, si è passati da un morto su 42 a un morto su 18. Gli sbarchi sono diminuiti perché le persone rimangono in Libia, ma la Libia è un inferno, e ci chiediamo se sia giusto rimandare le persone lì».

«Il risultato dello smantellamento del soccorso in mare - ha rimarcato - è che ogni singolo salvataggio viene trattato caso per caso, ricomincia la discussione tra i paesi europei. Prima c'erano delle regole, con un sistema che metteva la vita delle persone al centro, ora vengono usate un pò come ostaggio dai governi europei. Parliamo di tutti, che sia Macron, che sia Orban, che sia Salvini. Un continente come l’Europa è in crisi per 58 persone». Ha concluso con un appello ai Paesi europei: «La Libia in questo momento è allo sbando quindi chiediamo che si favorisca l’evacuazione delle persone».

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