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Asselborn attacca, 'fascista'. Nuova lite con Salvini

ROMA - Dopo i duelli a distanza con i maltesi, con Emmanuel Macron, con Jean-Claude Juncker o con questo e quel commissario di Bruxelles, il nemico del momento in Europa per Matteo Salvini è il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn. Che dopo il duro botta e risposta sui migranti andato in scena pochi giorni fa, dà apertamente del "fascista" al titolare del Viminale. Accuse rispedite al mittente dal leader della Lega: "Se gli piacciono i migranti, se li prenda", la replica di Salvini, che definisce Asselborn un "ignorante", come "tutti coloro che non hanno argomenti, continuando a darmi del fascista, del populista, del razzista". Il ministro dell'Interno "usa metodi e toni dei fascisti degli anni Trenta", è infatti tornato ad attaccare Asselborn in un'intervista allo Spiegel. Il video del diverbio con Salvini a un vertice dei ministri Ue a Vienna venerdì scorso è stato "una provocazione calcolata", secondo il lussemburghese. Asselborn, in particolare, ha accusato i collaboratori del leghista di "riprendere sistematicamente tutto quello che dice", violando la prassi non scritta seguita in questo genere di incontri istituzionali. Tanto che la presidenza austriaca di turno dell'Ue ha sottolineato di "non essere al corrente della registrazione" dell'intervento.

 

Asselborn è peraltro il secondo personaggio di spicco che nel giro di un paio di giorni ha richiamato le dittature del passato per parlare dell'attuale situazione politica del Vecchio Continente. Giovedì era stato il commissario europeo francese Pierre Moscovici a evocare un "un clima che assomiglia molto agli anni '30" e "piccoli Mussolini" che si aggirerebbero per l'Europa. Suscitando un coro di proteste da parte di Lega e M5s.

 

La replica del vicepremier alle ultime esternazioni di Asselborn non si è comunque fatta attendere: "Dopo aver interrotto un mio discorso urlando 'merda', oggi mi dà del fascista - ha risposto Salvini -. Ma che problemi hanno in Lussemburgo? Nessun fascismo, solo rispetto delle regole". Al vertice informale di Vienna, il litigio era scoppiato quando il ministro italiano aveva sottolineato di "non avere l'esigenza di nuovi schiavi per soppiantare i figli che non facciamo più". Parole che avevano fatto sbottare il collega lussemburghese: Asselborn aveva ricordato gli emigrati italiani e invitato l'Italia a "occuparsi dei suoi soldi per aiutare a dare da mangiare ai suoi figli". Concludendo con l'imprecazione "merde alors". Salvini in questi giorni ha anche più volte definito il Lussemburgo "un paradiso fiscale" che non può dare lezioni all'Italia. Un'etichetta che a quanto pare non è piaciuta al presidente del parlamento del Lussemburgo Mars Di Bartolomeo, collega di partito di Asselborn. "Se davvero la Lega ha nascosto la sua cassa nel mio Paese - ha attaccato in un'intervista al Fatto quotidiano il politico di origine italiana - presto scoprirà che non siamo un paradiso fiscale ma seguiamo le regole della trasparenza". Un riferimento, con ogni evidenza, alla notizia che appena pochi giorni fa i pm genovesi sono andati in Lussemburgo per acquisire documenti e sentire sei testimoni nell'ambito delle indagini sull'ipotesi di riciclaggio di una parte dei fondi ottenuti dalla Lega con la presunta truffa ai danni dello Stato.

 

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