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Manovra, il governo punta alla pace fiscale definitiva: tetto di un milione a contribuente

Luigi Di Maio (S-D), ministro del Lavoro, Giuseppe Conte, presidente del Consiglio e Giovanni Tria, ministro dell'Economia, durante una discussione alla Camera

«Prima la crescita e poi i vincoli»: il vicepremier Matteo Salvini detta la linea per la messa a punto della prossima manovra che deve, tra l’altro, «far crescere questo Paese» ed anche «ridurre le tasse a milioni di italiani». Spetta a Luigi Di Maio precisare intanto che «c'è piena armonia con il nostro Ministro dell’Economia sui prossimi passi da fare. Non c'è alcuna volontà di uno scontro con l’Ue».

Insomma, chiosa il ministro Paolo Savona «stiamo discutendo a livello di gabinetto tecnico, nella dialettica tra istanza politica e istanza tecnica, ma la fine è in fieri. Posso assicurare che stiamo facendo un lavoro serio».

Intanto sul fronte misure emerge che la pace fiscale sarà definitiva e «il più ampia possibile», spazierà dagli accertamenti alle cartelle, dalle multe al contenzioso tributario, avrà un tetto di un milione a contribuente e viaggerà probabilmente con un provvedimento a se stante, un decreto fiscale collegato alla legge di bilancio che conterrà anche la voluntary disclosure e una 'transazione fiscale' strutturale che allarghi le maglie del concordato con adesione.

Gli incassi una tantum potrebbero essere destinati ai risparmiatori vittime delle crisi bancarie a cui si vorrebbe destinare una dote di almeno 500 milioni di euro. È  questo il disegno della Lega per uno dei pilastri della prossima manovra, ancora in fase di studio ma che comincia a prendere forma con l'avvicinarsi della messa a punto della Nota di aggiornamento al Def.

Le nuove stime macroeconomiche arriveranno entro il 27 settembre, come previsto. Fino ad allora riunioni e vertici si susseguiranno al Tesoro, all’interno dei partiti di maggioranza e nel governo - probabilmente già da lunedì prossimo con Giuseppe Conte, Giovanni Tria e i vicepremier - per cercare di far quadrare il cerchio.

L’esigenza è quella di rispettare il più possibile gli impegni presi nel contratto di governo gialloverde, senza infrangere le regole europee e mandare a gambe all’aria la tenuta della finanza pubblica. Non a caso, il vicepremier Luigi Di Maio intervistato da El Mundo ha confermato, «in piena armonia» con il ministro dell’Economia, di "non voler distruggere» i conti italiani ed anche Alberto Bagnai, uno degli esponenti leghisti indicato tra i più scettici nei confronti dell’Europa, ha assicurato che la prossima non sarà una manovra «di rottura».

Il pacchetto fisco proposto dalla Lega, spiega il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, va dall’Ires al 15% per le società di capitali che investono in macchinari e attrezzature nuovi, in assunzione di personale stabile e in ricerca e sviluppo, all’allargamento della flat tax su professionisti, partite Iva e piccole imprese. Il forfait del 15% sarebbe garantito fino a 65.000 euro di ricavi, così come previsto dai limiti europei, con un 5% addizionale per i ricavi fino a 100.000 euro.

In aggiunta, start up e nuove attività di giovani under 35 godrebbero di un regime superagevolato al 5%. Il costo, l’unico cifrato per ora con una certa esattezza, si aggirerebbe su 1,7 miliardi.

Il taglio delle accise, a cui pure la Lega punta, è ancora in fase di studio meno avanzata, mentre la rimodulazione delle aliquote Irpef, con relativa revisione delle detrazioni, non ancora definita in dettaglio, potrebbe essere inserita nel testo della legge di bilancio ma calendarizzata per il 2020.

Tra i cavalli di battaglia fiscali della maggioranza rientra peraltro anche la cedolare secca sugli affitti. Accogliendo le richieste di Confedilizia, il governo, ha annunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Guidesi, vorrebbe da una parte rendere strutturale l’aliquota agevolata al 10% sugli affitti abitativi in alcune zone d’Italia (città metropolitane, comuni ad alta densità abitativa e comuni in emergenza) e dall’altra estendere il sistema agli immobili commerciali.

Secondo Guidesi, si potrebbe in questo caso partire dai nuovi contratti per poi estendere la platea dei destinatari. La misura dovrebbe essere coperta solo in una prima fase, per poi autofinanziarsi con il relativo aumento di gettito, già riscontrato per la cedolare secca sulle abitazioni.

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