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Il Giornale di Sicilia cambia veste, il coraggio di guardare al futuro

Guardando al passato, rivolgiamo la mente al presente e all’avvenire che non muta e che si rinnova nel tempo». Così il 7 giugno del 1960 Girolamo Ardizzone - nipote dell’omonimo fondatore - chiudeva il suo lungo editoriale in occasione del centenario della nascita del Giornale di Sicilia. Da lui vogliamo oggi prendere in prestito quelle parole, perché 58 anni dopo diventano più che mai attuali nel giornale che state leggendo, sfogliando le pagine di carta o scorrendo la copia digitale sui vostri smartphone, tablet, pc.

Un giornale nuovo nella veste, antico nel cuore. Che si porta dietro tutta la responsabilità, ma non il peso, dei suoi 158 anni. E che guarda al futuro con il coraggio - forse l’incoscienza - di chi crede ancora nel valore etico, sociale ed educativo di una informazione di qualità. Coraggio e incoscienza, sì. Il primo perché questo mutamento di pelle, che parte già dalla storica testata e si estende fino all’ultima pagina, arriva nel pieno di una prolungata stagione di grave sofferenza che ha investito e continua a fiaccare il mondo dell’editoria.

Nel 2006 i quotidiani italiani vendevano 5 milioni e mezzo di copie al giorno. Oggi si stenta a restare a ridosso di quota 2 milioni. Parallelo è anche il crollo degli introiti pubblicitari. In un mix micidiale per le aziende editoriali, costrette a fare scelte consequenziali spesso drastiche. Nel solo 2014, tanto per fare un esempio, in Italia hanno cessato le pubblicazioni ben 20 testate e chiuso 12 concessionarie di pubblicità. Il coraggio della resistenza ai venti contrari ha portato un anno fa Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia a siglare uno storico accordo, iniziando un percorso parallelo sotto l’egida della Ses. Percorso che oggi passa attraverso l’avvio contemporaneo del restyling dei due giornali. Ma siccome non bastano uno stile più moderno o un appeal grafico più vicino ai gusti e alle esigenze di vecchi e nuovi lettori per fare di un giornale un buon giornale, è sui contenuti dello stesso che il coraggio può sfociare nell’incoscienza. Perché se da un lato si vogliono continuare a garantire l’affidabilità, la credibilità e l’autorevolezza che derivano da un giornale libero e senza ammiccamenti di parte, dall’altra ci si deve confrontare con una realtà, quella dei cosiddetti new media, protagonista di una cannibalesca concorrenza distonica, falsata, sleale.

Un primo punto fermo lo ha messo appena tre giorni fa il Parlamento europeo, votando l’avvio della riforma del diritto d’autore. A garanzia dei contenuti dell’informazione tradizionale che troppo spesso rimbalzano gratuitamente sulla rete, dove i controlli, le norme, le responsabilità e le sanzioni sono di fatto inesistenti. In tal senso preoccupano non poco certe esternazioni e prese di posizione dell’attuale governo italiano, che non sembrano andare nella direzione di una tutela dell’informazione tradizionale. E ribadiamo la parola tutela, che qualcuno troppo spesso confonde più o meno strumentalmente con la parola sostegno. La barzelletta dei finanziamenti pubblici è stata da tempo smascherata, i giornali chiedono solo di non finire nel tritacarne di pericolose logiche ostative della loro funzione e del loro ruolo di cardine di una democrazia reale. Non c’è di mezzo solo la sopravvivenza delle aziende stesse e il futuro lavorativo dei propri dipendenti. C’è in ballo il concetto stesso di libertà, di indipendenza, di partecipazione. Noi di quel coraggio e di quell’incoscienza abbiamo deciso di continuare a nutrirci.

Non sappiamo se il futuro sarà a colori, di certo a esso guarderemo con un giornale tutto a colori. Un giornale che vuole continuare a raccontare la cronaca e a scrivere la storia della Sicilia come fa ininterrottamente dal 1860. Analizzando e approfondendo, spiegando e commentando, denunciando e promuovendo. Lo facciamo indossando l’abito nuovo, quello delle grandi occasioni, con questa prima pagina dedicata a Papa Francesco, oggi a Palermo sulle tracce del martirio del Beato Pino Puglisi. Una visita pastorale densa di significati, la prima nell’isola di Bergoglio, se si eccettua quella che 5 anni fa - nel suo primissimo viaggio dopo l’ascesa al soglio pontificio - lo portò a Lampedusa a pregare per i morti dei viaggi della speranza attraverso il Canale di Sicilia. Speranza e significati che vogliamo fare anche nostri, nel nostro piccolo, cominciando questo nuovo cammino. Perché, come scriveva Girolamo Ardizzone nel giorno del centenario, «onestà e indipendenza sono all’attivo della nostra opera sin dagli inizi e costituiscono l’attivo splendente del nostro bilancio: un attivo che è titolo di legittimo orgoglio per coloro che fanno questo giornale e per coloro che lo leggono». E che confidiamo, con coraggio e incoscienza, continueranno (o torneranno, o cominceranno) a leggere.

 

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