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Pd, Martina fa appello all'unità: "Basta litigi". Renzi: "Non si sono liberati di me"

Il segretario nazionale del Pd Maurizio Martina

«Basta litigi, dobbiamo volerci bene». Si chiude con un appello del segretario alla pacificazione la festa nazionale dell’Unità di Ravenna, per un clima che evidentemente, a giudizio del segretario, sta sfuggendo di mano. Ma anche perché «i cittadini capiscono se una comunità che vuole governare il paese, si vuole bene, si riconosce, si fida». A Firenze la presenza pesante di Matteo Renzi che prima avverte: «Non si sono liberati di me». Poi fa anche lui l’appello a frenare le guerre tra correnti e a marciare uniti con quello che sarà il nuovo segretario Dem.

La stagione delle feste, così, si chiude com'era cominciata, con lo spettro del congresso che continua ad aleggiare sullo sfondo della scena: non si sa ancora quando ci sarà, chi saranno i candidati alla segreteria e come saranno gli schieramenti che, rispetto ai precedenti assetti interni al Pd, finiranno per rimescolarsi in profondità. Tanto che Gianni Cuperlo, esponente della direzione, chiede di aprire il futuro congresso proprio sviscerando i motivi dell’ultima sconfitta elettorale.

Nel suo intervento conclusivo Martina ha fatto riferimento alle future sfide interne, non sciogliendo nemmeno il dubbio se sarà personalmente della partita oppure no. «Per quello che posso, sono pronto a fare la mia parte come ho sempre fatto fin qui», ha detto con una formula che lascia aperto ogni scenario possibile.

La festa nazionale dell’Unità si è chiusa comunque con un bilancio positivo che ha rincuorato gli organizzatori che, visto il clima complessivo, non erano pronti a scommetterci. Il comizio finale del segretario, un appuntamento che ha sempre rivestito una grande importanza nelle liturgie del partito, che Martina ha tenuto per la prima volta proprio nel giorno del suo quarantesimo compleanno e che in un passato nemmeno troppo lontano richiamava folle di militanti, ha avuto però ben poco dell’antica solennità: il presidente del partito Matteo Orfini è stato l’unico dirigente di primo piano ad assistervi.

Fra gli assenti anche Matteo Renzi che ha anzi, facendo storcere la bocca a molti nella cerchia del segretario, parlato alla festa di Firenze, con tanto di immancabile diretta Facebook, proprio mentre Martina interveniva a Ravenna.

«Andrò nelle scuole, andrò in tv, pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato», ha detto l’ex premer, anche per far arrivare chiaro il messaggio alle orecchie di quei compagni di partito, molti dei quali suoi sostenitori fino a pochi mesi fa, che sono già convinti di averlo messo in minoranza. «A forza di fare la guerra in casa abbiamo permesso agli altri di vincere. Hanno fatto la guerra al Matteo sbagliato», ha detto.

A Ravenna, invece, per il resto del suo intervento Martina, che fino alle elezioni di Renzi era il vice nel partito, si è, soprattutto, concentrato ad attaccare il governo: per il comportamento di Di Maio sull'Ilva, per quello di Salvini sulla giustizia ("davanti alla magistratura uno vale uno per davvero") e per il premier Conte che «da avvocato difensore del popolo - ha detto - è diventato avvocato della Lega».

Prima del suo intervento, da una partecipata assemblea dei segretari di circolo, si è levata la richiesta di organizzare quanto prima il congresso del partito. Le decisioni in proposito sono rinviate alle prossime settimane. Per ora, l’unico appuntamento fissato in agenda è la manifestazione del 30 settembre a Roma, per il quale Martina ha rinnovato l’appello a militanti e iscritti per «organizzare una grande partecipazione di tutti gli italiani che vogliono esserci per riconoscersi».

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