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11/9, Moore accosta Trump a Hitler ma critica anche Obama

WASHINGTON - Donald Trump paragonato a Hitler. Ma anche Barack Obama e i Dem non vengono risparmiati dalle critiche nell'ultimo film-documentario di Michael Moore, "Fahrenheit 11/9" (la data dell'elezione del tycoon) in uscita il 21 settembre. Quasi un 'follow-up' spirituale di "Fahrenheit 9/11", la pellicola esplosiva girata nel 2004 contro George W. Bush, scrive il Wp in una delle prime interviste al regista dopo la presentazione del suo ultimo lavoro al Toronto International Film Festival, accolto da una lunga standing ovation.

In quella che sarà sicuramente la sua parte più controversa, il film spende un bel po' di tempo nel tracciare parallelismi fra Trump e Hitler, compresa una scena in cui Moore confronta gli audio dei discorsi del tycoon con quelli del leader nazista ai comizi. Alla domanda se creda veramente nel paragone, il regista ha risposto che "Trump è già sul sentiero verso il nazismo". "Trump non è Hitler e Hitler non è Trump. Ma non si può dire che il fascismo non ci abbia insegnato lezioni, che non si possano trarre paralleli", ha aggiunto, ricordando che la Germania degli anni Trenta, come gli Usa di oggi, erano una democrazia educata. Il film usa anche un editing intelligente per suggerire che la guerra nazista contro la stampa, la salda presa del potere e la demonizzazione dell'opposizione hanno eco nel partito repubblicano di Trump.

Sempre in tema di paragoni, Moore invita i dem ad agire "come se Trump dovesse essere rieletto nel 2020, perché c'è una ottima occasione che lo sia, bisogna agire come Patton con Rommel. Lui lo studiò. Perché Patton batte Rommel", ha detto riferendosi rispettivamente al generale Usa e a quello tedesco. Ma il regista ha precisato che "una delle ragioni" per cui ha girato questo film "è che è arrivato alla conclusione che la vecchia guardia del partito democratico è un ostacolo al progresso sociale più grande di Trump, perché prendono mezze misure, sono vincolati agli stessi soldi e interessi". Critiche anche a Obama, che "ha spianato la strada per il presidente Trump", sostiene Moore, accusandolo per la detenzione delle 'talpe", gli attacchi con i droni e i bombardamenti dei civili, l'espulsione di un numero record di migranti separandoli dai loro figli, l'accettazione di donazioni da società di Wall Street, come Goldman Sachs.

La vera soluzione? Per il regista sta nel "progressismo di base" di candidati dem outsider e battaglieri come Alexandra Ocasio-Cortez, Richard Ojeda Rashida Tlaib. Perché, ha chiarito al pubblico in sala, lui è "contro la speranza", una delle parole chiave della campagna di Obama. La speranza è stata archiviata con Obama, "io sono per una generazione di azione", ha ammonito.

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