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Come le disuguaglianze sociali modificano il Dna

La biologia ha talmente pervaso la vita quotidiana, che quest’ultima, con tutte le sue contraddizioni, sta letteralmente cambiando il Dna. Come? Ce lo spiegano, nel libro “Genomica sociale. Come la vita quotidiana può modificare il nostro Dna” (Carocci editore e Città della scienza) Manuela Monti, che insegna Biologia delle cellule staminali all’Istituto Universitario di Studi Superiori (Iuss) di Pavia e Carlo Alberto Redi, accademico dei Lincei e direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell’Università di Pavia.

“Il sociale si è ormai fatto biologico, come dimostra l’aumento della produzione di cortisolo legato allo stress”, ha spiegato all’ANSA Redi. Per il biologo, “questo ormone, può alterare i meccanismi di riparazione dei telomeri, le estremità dei cromosomi, causandone l’accorciamento, spesso associato alla riduzione della durata della vita e alle malattie da invecchiamento”, ha aggiunto.

Il libroparte da alcuni dati economici per spiegare come le disuguaglianze sociali si traducano sempre più in differenze sul piano della salute. Cita, ad esempio, alcuni dati dell’Istat relativi alle disuguaglianze sul pianeta, secondo cui “in Italia 9 persone su 10 oggi sono più povere dei loro genitori e l’1,2% delle famiglie ha il 20,9% della ricchezza finanziaria”.

Gli autori rilevano che le disuguaglianze di reddito, che “hanno sempre più un impatto diretto su alcuni processi biologici in grado di indebolire le difese immunitarie e accelerare l’invecchiamento”, scrivono nel libro. Per esempio, osservano, “le condizioni di svantaggio socio-ambientale determinano un’aumentata espressione dei geni pro-infiammatori e una diminuita espressione di quelli deputati alle difese immunitarie”.

Per Monti e Redi, l’ingiustizia sociale ha radici biologiche lontane, legate al “passaggio da società egualitarie di cacciatori-raccoglitori, che condividevano il cibo, a società di agricoltori caratterizzate da competizione economica e disuguaglianza”. Per aiutare a ridurre queste differenze gli autori lanciano nel libro una provocazione: “di fronte a una vita sempre più pervasa da scienza e tecnologia  occorre diventare cittadini scientifici, garantire cioè a tutti il diritto alla conoscenza scientifica, per sapersi muovere in autonomia”.

 

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