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Bene cure diabete e male i vaccini, luci e ombre della sanità italiana

Si vive più a lungo ma non in buona salute, e per le persone con malattie croniche scarseggiano i posti nelle strutture sanitarie. Si mangia più frutta e verdura ma si fuma di più, soprattutto tra gli adolescenti. Siamo al top per la cura del diabete ma rispetto all'utilizzo di antibiotici, equivalenti e vaccini c'è ancora molta strada da fare.

A mettere in evidenza luci ed ombre del Servizio Sanitario Nazionale, a quarant'anni dalla sua nascita, è la Fondazione Gimbe, attraverso un'analisi dei dati Ocse. Attraverso una revisione sistematica degli strumenti elaborati da otto organizzazioni internazionali "abbiamo valutato che ad avere il sistema più completo per valutare le performance e individuare le aree di miglioramento è l'Ocse", afferma Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe. Gli esperti della Fondazione hanno quindi analizzato le performance e la posizione dell'Italia per tutti gli indicatori rispetto alla media Ocse. Cosa ne è emerso? Che il nostro Paese è al secondo posto per tempi di attesa di intervento per la cataratta ma al 22/mo per incidenza della spesa out of pocket sui consumi totali delle famiglie.

Siamo, come noto, al top per l'aspettativa di vita, ovvero da noi la vita media dura più a lungo, come mostra la percentuale di popolazione over 65. Ma poi non riusciamo a garantirgli di vivere questi anni in buona salute. Bene le cure per il diabete, come mostra il basso numero di ricoveri e di amputazioni degli arti, ma abbiamo una più alta mortalità cerebrovascolare rispetto alla media degli altri paesi Ocse e si fa poco per prevenire la demenza, per la quale abbiamo la prevalenza maggiore. Possiamo vantare molti meno traumi durante il parto, ma il numero dei cesarei, anche se in diminuzione, ci vede ancora con la maglia nera. Da noi malattie respiratorie come asma e Bpco sono piuttosto sotto controllo, tanto che pochi sono i ricoveri per queste cause. Tuttavia siamo inesorabilmente al fondo alla classifica per prescrizioni di antibiotici (28/mo) e per numero di bimbi di un anno vaccinati contro la pertosse (31/mo) e il morbillo (44/mo). Il tutto, mentre la classe medica 'invecchia' con poco ricambio generazionale: siamo infatti agli ultimi posti per percentuale di camici bianchi sotto i 55 anni. "Le nostre analisi dimostrano che non è più tempo di illudersi", afferma Cartabellotta, "citando in maniera opportunistica prestigiose posizioni del nostro Ssn riferite a classifiche obsolete. Piuttosto, occorre individuare le criticità e predisporre le azioni di miglioramento per allinearsi a standard internazionali".(ANSA).

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