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Curare le gengive può ridurre i sintomi della cirrosi

   Curare la parodontite, malattia che colpisce le gengive e che - se non trattata - può compromettere seriamente il sorriso, aiuta a combattere la cirrosi epatica, e anche i sintomi cognitivi associati a tale malattia.
    Lo ha suggerito un lavoro apparso sull'American Journal of Physiology -- Gastrointestinal and Liver Physiology. Lo studio è stato coordinato da Sinem Esra Sahingur della Virginia Commonwealth University e condotto da Jasmohan Singh Bajaj della Virginia Commonwealth University e McGuire VAMC.
    Il lavoro è interessante, spiega in un commento Francesco Cairo, responsabile dell'Unità di ricerca in parodontologia e medicina parodontale dell'Università di Firenze e Tesoriere della società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), ed evidenzia l'esistenza di un legame tra cirrosi epatica e parodontite che ad oggi è relativamente nuovo, anche se alcuni studi in passato hanno suggerito che persone con cirrosi epatica presentano cambiamenti a carico del microbiota salivare e intestinale - l'insieme di batteri che popolano il tratto gastrointestinale e la bocca - che può portare a malattia delle gengive e ad alto rischio di complicazioni legate alla cirrosi, come ad esempio l'encefalopatia cirrotica. Questa complicanza è caratterizzata dall'accumulo di tossine che penetrano nel cervello provocando sintomi che vanno da confusione a disturbi dell'umore e deficit cognitivi. Deve essere chiaro, però, sottolinea Cairo, che chi ha sviluppato la cirrosi epatica ha avuto probabilmente stili di vita poco salutari con aumento del rischio di sviluppo della parodontite. Nello studio due gruppi di pazienti con cirrosi e encefalopatia, colpiti anche da parodontite da lieve a moderata, sono stati seguiti per 30 giorni; solo uno dei gruppi è stato sottoposto a cure parodontali per risolvere il problema gengivale. Ebbene, a 30 giorni dal trattamento parodontale i pazienti presentavano sia un miglioramento del microbiota salivare e intestinale, sia del quadro infiammatorio di tutto l'organismo come documentato con prelievi di sangue e saliva.
    Inoltre presentavano un miglioramento dei sintomi cognitivi dovuti all'encefalopatia cirrotica.
    Lo studio, spiega Cairo, è coerente con le tante evidenze scientifiche che ci dicono che la carica infiammatoria della parodontite alimenta i processi infiammatori cronici nell'organismo e viceversa. È interessante vedere che già in soli 30 giorni dalla fine del trattamento parodontale, si ha un netto miglioramento del quadro della patologia epatica, anche a livello cognitivo e della qualità di vita stessa delle persone trattate.
    I risultati di questo studio, sottolinea l'esperto SIdP, rappresentano un'ottima occasione per riflettere sul fatto che, in generale, "forse i tempi sarebbero maturi perché il Sistema Sanitario Nazionale, quando prende in carico malati cronici complessi come pazienti con cirrosi, malattie cardiovascolari, diabete, si occupi anche della loro salute parodontale, perché appare sempre più evidente che trattando la parodontite migliora anche il quadro clinico di queste e altre gravi malattie".
    
   

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