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Crollo a Genova, gli ingegneri: "Pericoli anche in Sicilia, i controlli siano svolti da enti esterni"

Viadotto Morandi ad Agrigento

La tragedia del crollo del ponte Morandi a Genova ha scosso l'Italia e ha portato sotto i riflettori il dibattito sulle condizioni delle infrastrutture nel Paese. Sul tema sono intervenuti anche gli ingegneri siciliani nel merito dello stato di viadotti e ponti in Sicilia. "L’invecchiamento delle grandi infrastrutture tocca da vicino la Sicilia in maniera eclatante almeno dal 2015, con il cedimento della campata dell’autostrada Catania-Palermo", dichiara Giuseppe Maria Margiotta, presidente della Consulta Ordini Ingegneri Sicilia, nonché presidente del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri.

"Quello del monitoraggio e della prevenzione dei dissesti nelle grandi strutture è un tema non sufficientemente indagato - sottolinea Margiotta -. Esistono attualmente sistemi di monitoraggio “smart” capaci di tenere sotto controllo a distanza il comportamento di edifici, ponti e altre infrastrutture e di farlo in tempo reale con costi molto modesti".

"È evidente che non è possibile monitorare contemporaneamente gli oltre 60.000 viadotti italiani ma tenere d’occhio quelli più delicati per età, arditezza costruttiva o semplicemente per degrado è assolutamente fattibile. Il monitoraggio a distanza con sensori in grado di registrare valori principali di deformazione, temperatura, inclinazione, etc. trasmessi a distanza in tempo reale e in modalità wireless, consente al gestore della struttura monitorata di avere informazioni dettagliate e continuamente aggiornate sull’integrità e sul buon funzionamento della struttura stessa".

"A differenza di quello di Genova - precisa ancora Margiotta -, il viadotto Morandi della Valle dei Templi, ad esempio, non è un ponte particolarmente ardito o dalle tecniche innovative, si tratta di una struttura in qualche modo “ordinaria”, come la gran arte delle infrastrutture siciliane, ma che presenta deterioramenti tali da rendere evidente la cattiva realizzazione. Non ha ceduto solo il “copriferro” (lo strato di pochi centimetri di calcestruzzo che ricopre le armature in acciaio), ma in certe parti si è sbriciolato proprio il calcestruzzo all’interno".

"Questo introduce un altro tema, che è quello più generale e riguarda la politica in senso proprio. Il problema dei controlli è diventato occasione di malcostume. I controlli affidati a soggetti comunque interessati non garantiscono la dovuta imparzialità di giudizio. Quella delle consulenze scientifiche affidate direttamente dai gestori induce necessariamente ad un cortocircuito. I collaudi, i controlli, le verifiche e relative consulenze devono essere svolte da soggetti terzi, anche dalle Università, certo, ma non dai singoli professori attraverso incarichi diretti a titolo personale".

Altro neo, secondo il presidente degli Ingegneri siciliani, la crescente complessità delle norme: "Il continuo complicare le procedure sui lavori pubblici ha reso più difficili i controlli e meno lineari le procedure stesse: più le leggi sono complicate più sono ampi i margini per aggirarle".

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