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Incontro Trump-Conte: intesa su migranti e Libia, ma non sulle sanzioni alla Russia

Conte e Trump

Giuseppe Conte incassa l'appoggio Usa sulla Libia. Donald Trump riconosce al nostro Paese la leadership in quell'area e concorda sulla creazione di una cabina di regia Usa-Italia.

Il premier italiano torna a Roma forte del pieno supporto degli Stati Uniti alla linea dura seguita dal suo esecutivo sull'immigrazione. Su questo punto, Trump assicura pieno sostegno, osservando che il nostro Paese «è un esempio in tutta Europa per come sta gestendo i propri confini». «State facendo un lavoro fantastico. Sono totalmente d’accordo su come affrontate l’immigrazione legale e illegale», sottolinea. Ma tra i due «outsider della politica», come Trump ha definito se stesso e il Capo del governo italiano, non sono mancate alcune valutazioni divergenti. E’ il caso delle sanzioni alla Russia (che per Washington devono rimanere senza modifiche ma per Roma non dovrebbero coinvolgere la società civile). Conte ha tra l'altro ribadito la convinzione del ruolo strategico di Mosca nei negoziati sulle crisi internazionali. Così come durante il breve pool spray nello studio Ovale, il presidente americano avverte l’inquilino di Palazzo Chigi sul delicato tema dei dazi: "Con l’Italia - afferma determinato - abbiamo 31 miliardi di deficit, ne parleremo, ci lavoreremo...».

Tra i temi affrontati anche quelli del gasdotto Tap: struttura fondamentale, secondo gli Stati Uniti, per garantire energia all’occidente. E sul quale il premier italiano ha ricordato i malumori delle comunità locali. Malumori su cui cercherà di lavorare per appianare le resistenze - assicura -anche incontrando direttamente le autorità locali in Puglia.

In questo quadro, Conte ha anche garantito che valuterà con attenzione, nella logica delle esigenze di sicurezza e difesa dell’Italia, il dossier sugli aerei F35.

Detto questo, tra i due leader 'sovranistì, nel loro primo faccia a faccia alla Casa Bianca, dopo il primo incontro al G7, si conferma totale sintonia sulla natura antiestablishment dei loro due governi, a difesa dei diritti dei cittadini. Inoltre Conte conferma la consapevolezza che l’Italia possa svolgere il ruolo di «facilitatore» nei rapporti a volte complicati tra gli Stati Uniti e l’Unione europea. IL premier lascia dunque la Casa Bianca soddisfatto per la forte apertura di credito incassata da Donald Trump. Prima, durante l’incontro all’Oval Office, poi durante la conferenza stampa congiunta, tra Conte e Trump, la simpatia personale si traduce in intese concrete.

Il risultato di maggiore rilievo riguarda uno scacchiere strategico per l’Italia, quello del Mediterraneo, dove gli Usa indicano il nostro Paese come «interlocutore privilegiato». In futuro si capirà come questa partnership si tradurrà in misure concrete sul fronte, ad esempio, della lotta all’immigrazione clandestina. Ma oggi si registra una importante comunità d’intenti. Quindi piena sintonia, più in generale, sulla vocazione anti-establishment dei due governi. «Sono tante le cose che ci uniscono», sottolinea Conte, mettendo in evidenza il "cambiamento» che entrambi rappresentano, oltre alla comune distanza dall’establishment e la vicinanza con le esigenze e il sentire dei cittadini.

In questa chiave, l’Italia si candida a lavorare fianco a fianco con l’amministrazione Trump nel ricostruire su basi nuove i rapporti che legano tradizionalmente gli States all’Europa, rapporti che negli ultimi tempi hanno vissuto qualche alto, ma molti bassi. Di fronte a un presidente Usa che ha definito l’Ue «nemica», Conte punta a ritagliarsi un prezioso ruolo di mediazione con Bruxelles. Uno dei temi su cui Roma può far sentire la sua voce è il tema del protezionismo commerciale. Non a caso il governo italiano lascia Washington ottenendo la garanzia che i dazi Usa non toccheranno gli interessi delle imprese italiane, in particolare il settore per noi strategico dell’agroalimentare.

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