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Crolla una diga nel Laos, almeno 20 morti e migliaia di sfollati

Persone evacuate dopo il crollo della diga nel Laos

Almeno 20 persone hanno perso la vita a causa del crollo lunedì di una diga nella provincia sudorientale di Attapeu, nel Laos, ma il bilancio finale delle vittime è destinato ad essere molto più alto. Almeno 100 persone, riporta la Bbc, sono disperse mentre continuano senza sosta le ricerche di eventuali superstiti. Migliaia di persone hanno perso le loro case e sono in attesa dei soccorsi. Le autorità sono al lavoro con elicotteri e imbarcazioni per trarre in salvo gli abitanti dei villaggi spazzati via dalle acque.

Almeno 6.600 persone rimaste senza casa. In un'arretrata area rurale, e considerato lo stato delle infrastrutture e delle risorse per i soccorritori nel Paese comunista, c'è il forte rischio che il bilancio della strage diventi ancora più drammatico. La diga crollata è la Xe Pian Xe Namnoy nel distretto di San Sai, nella provincia di Attapeu, vicino al confine con la Cambogia: si tratta di una diga ausiliare lunga 770 metri e alta 16, utilizzata come sostegno alla diversione delle acque che alimentano il bacino principale. Sarebbe dovuta diventare operativa a inizio 2019 dopo lavori costati 1,2 miliardi di dollari.

Secondo la Ratchaburi Electricity Generating Holding, la società thailandese parte della joint venture con due società sudcoreane e un ente statale laotiano, la pressione frutto delle pesanti piogge degli ultimi giorni ha causato una frattura nella barriera di 8 metri di spessore. Il cedimento ha causato il rilascio a valle di cinque miliardi di metri cubi d'acqua, una quantità pari a quella di due milioni di piscine olimpiche.

I pochi video diffusi online da soccorritori mostrano un'enorme distesa di acqua fangosa ricoprire villaggi e campi coltivati, mentre i superstiti vengono portati in salvo a bordo di imbarcazioni che scorrono lente tra case sommerse fino al tetto. Dal governo a partito unico di Vientiane, notoriamente reticente nel rilasciare informazioni, sono arrivati aggiornamenti stringati.

Si sa che il primo ministro Thongloun Sisoulith ha sospeso i prossimi impegni governativi per monitorare i soccorsi, e le autorità locali hanno fatto appello a tutte le agenzie statali affinché forniscono tutto quello di cui c'è bisogno: cibo, acqua, vestiti, medicine. C'è il rischio che le vere dimensioni della tragedia vengano sottaciute, perché metterebbero in cattiva luce il governo comunista.

Per il Laos, uno dei Paesi più arretrati della regione, il disastro rappresenta l'incidente più grave nel suo progetto di diventare "la batteria del Sud-est asiatico" grazie allo sfruttamento del potenziale idroelettrico del Mekong e dei suoi affluenti. Una quarantina di dighe sono già operative, ma 53 sono in fase di costruzione o progettazione. Ma il disastro della Xe Pian Xe Namnoy dimostra che la qualità dei lavori di costruzione è tutta da verificare. Il fatto che i committenti thailandesi operino in sostanza in regime di monopolio, dettando le condizioni, porta spesso i costruttori ad affidarsi a sub-appaltatori locali che risparmiano sui costi. E se non è ancora chiaro cosa ci sia dietro questo cedimento, i timori per la sicurezza degli altri impianti in costruzione non potranno che aumentare.

Poche ore prima del cedimento di lunedì sera, un funzionario della holding responsabile della costruzione della diga Xe Pian Xe Namnoy aveva avvertito che la barriera era "in condizioni molto pericolose" a causa delle forti piogge. Lo si legge in un comunicato interno di due giorni fa emesso dalla Xe Pian Xe Namnoy Power Co, la joint venture a capitale sudcoreano, thailandese e laotiano impegnata nella costruzione dell'impianto.

Lee Kan Yeol, a capo del dipartimento interno per il re-insediamento dei residenti nell'area del bacino, scrisse che "la diga ausiliare D non è sicura", avvertendo che il suo cedimento avrebbe portato alla discesa a valle di cinque miliardi di metri cubi d'acqua, ed esortando alla veloce evacuazione dei residenti per evitare uno "spiacevole incidente". La lettera era indirizzata a due funzionari locali della società con competenza per il re-insediamento nelle province di Champasak e Attapeu. Le autorità latiane non hanno ancora fornito aggiornamenti del bilancio dopo la stima iniziale di "numerosi morti" e centinaia di dispersi.

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