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Truffe dei contachilometri sotto scacco con Diogene

ROMA - Si chiama Diogene il sistema presentato lo scorso febbraio in Italia da Evolvea che permette di scoprire se una vettura è stata sottoposta a un 'ringiovanimento' chilometrico prima della sua messa in vendita come usato. Dopo il lancio, indirizzato principalmente ai concessionari e agli operatori specializzati del settore automotive, da pochi giorni il dispositivo viene offerto anche in affitto ai privati che possono, così, utilizzarlo una tantum per verificare se l'affare a quattro ruote che hanno nel mirino è genuino come sembra. L'apparecchio nasce da un'idea è italiana, è prodotto in Svizzera e viene commercializzato nello Stivale da Evolvea, società del gruppo Filippetti, realtà nata ad Ancona nel 1974 come concessionario di sistemi informatici. Per fare il controllo del veicolo bastano pochi minuti: si attacca una chiavetta Bluetooth alla presa dati di bordo e con un tablet parte il check-up che sfrutta un complesso algoritmo: il software estrae e confronta le registrazioni dei chilometri effettivamente percorsi, contenute nelle centraline disseminate all'interno del veicolo. In caso di eventuali anomalie o incongruenze con quanto indicato nel cruscotto, mette prontamente sull'allarme l'utilizzatore. Permette inoltre di scoprire se sono state fatte sostituzioni di micro chip non segnalate nella scheda di manutenzione dell'auto, operazioni che in alcuni casi sono una spia di un incidente importante tenuto nascosto. Marco Mauri, managing director di Evolvea, sottolinea come secondo una recente ricerca europea, il business delle truffe chilometriche alimenti in Italia un giro d'affari di quasi due miliardi di euro. "Con Diogene - spiega - è possibile scovare i tentativi di truffa effettuati con gran parte dei veicoli moderni, dalla Fiat Grande Punto in avanti". C'è grande interesse da parte dei concessionari e delle flotte di autonoleggio, sottolinea. Sempre più spesso - spiega -, sono loro a subire tentativi di imbrogli da parte di privati senza scrupoli. Nel primo caso, chiarisce, c'è chi 'ci prova' quando dà in permuta l'auto per acquistarne una nuova. Nell'altro che chi tenta l'imbroglio prima della restituzione del veicolo dopo il suo utilizzo, per evitare le penali imposte dai noleggiatori per percorrenze superiori a quelle pattuite.

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